Ferrari: «Carcere dannoso così come è oggi»

Ferrari: «Carcere dannoso così come è oggi»
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VOLONTARIATO
ROVIGO Il rodigino Livio Ferrari è stato nominato portavoce nazionale di No prison, il movimento che chiede di superare il carcere con provvedimenti alternativi alla detenzione e riservando le misure reclusive a casi di estrema pericolosità. A Roma No prison è diventato una realtà associativa, con l'approvazione dello statuto e la nomina del consiglio direttivo. Le votazioni dell'assemblea costituente sono arrivate al termine di una due giorni iniziata con il seminario internazionale ospitato dalla Fondazione Basso, con relazioni di Gherardo Colombo, Luigi Ferrajoli, Giuseppe Mosconi, Elisabetta Zamparutti e Mauro Palma, coordinati dal direttore di Avvenire, Marco Tarquinio.

IL LIBRO
Giornalista, scrittore e cantautore, fondatore e presidente del Centro francescano di ascolto di Rovigo, Livio Ferrari aveva scritto nel 2012, insieme a Massimo Pavarini, compianto professore di Diritto penale alla facoltà di Giurisprudenza di Bologna, il manifesto del movimento. Nel 2015 era seguita la pubblicazione del volume No prison, scritto da Ferrari per la Rubbettino Editore, e nell'agosto 2018 era stato edito da Eg Press di Londra un libro in inglese con lo stesso titolo, ma con contributi di intellettuali di vari Paesi del mondo che condividono l'idea abolizionista del carcere: era stato poi presentato in un convegno internazionale a Lubiana e da qui era nata l'idea di un'edizione italiana, curata dallo stesso Ferrari per Edizioni Apogeo di Adria, intitolata Basta dolore e odio. No prison, con la prefazione di Pavarini.
LE IDEE
Ora inizia una nuova fase, spiega Ferrari, «per costruire iniziative, progetti e documenti che riescano a porre nel dibattito pubblico l'abolizione del carcere».
Perché abolire e non riformare il carcere? «Contrariamente alla centralità del carcere proposto all'opinione pubblica come riferimento fondamentale contro i mali - risponde Ferrari - sono il sovraffollamento, il deterioramento delle condizioni di vita interne, il diradarsi e l'indebolirsi degli strumenti trattamentali come i permessi premiali e l'assegnazione al lavoro extramurario, e la restrizione delle opportunità di fruire delle misure alternative, a far riconoscere che il carcere è di per sé uno strumento inutile e dannoso, almeno nelle funzioni che oggi riveste».
L'OBIETTIVO

Cosa propone No prison? «Lo sviluppo di ulteriori provvedimenti alternativi alla detenzione, riservando le eventuali misure reclusive a casi di estrema pericolosità. Chiediamo di gestire i comportamenti devianti e antisociali tenendo conto delle specificità che caratterizzano l'esperienza dei soggetti coinvolti, per trovare risposte che prevengano la stigmatizzazione sociale e l'emarginazione, e di andare oltre la cultura della vendetta, per introdurre metodi alternativi di gestione dei comportamenti devianti e illeciti. No prison guarda ai conflitti nella prospettiva di ricomporre i legami sociali: per questo promuove una riflessione sulla questione penale e carceraria che possa orientare i teorici, gli addetti ai lavori, i soggetti istituzionali e l'opinione pubblica alla consapevolezza che occorre modificare le normative verso il superamento dell'istituzione carceraria».
Nicola Astolfi
Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino