Falco, ma non troppo. Nel suo intervento al simposio di Jackson Hole, Janet Yellen, presidente della Federal Reserve, ha cercato di mantenersi in equilibrio, ammonendo che le...
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Il discorso del capo della banca centrale americana tradizionale incontro estivo di banchieri, economisti e docenti universitari fra i boschi e i monti del Wyoming ha rafforzato nei mercato la convinzione che se aumento ci sarà quest'anno, avverrà nella riunione della Fomc del 13-14 dicembre, non quella del 21-22 settembre o dell'1-2 novembre. Yellen ha offerto una visione positiva dell'andamento dell'economia Usa, condendola con la sua solita cautela: «L'economia Usa continua a crescere, guidata da una solida crescita nei consumi delle famiglie» ha esordito, per subito aggiungere che però gli investimenti delle imprese «rimangono limitati» e che «la ridotta domanda straniera e l'apprezzamento del dollaro sin dal 2014 continuano a frenare l'esportazione». Ha poi ricordato i due elementi che la Fed considera fondamentali nel decidere la politica monetaria: l'occupazione e l'inflazione. «Se la crescita economica non è stata veloce ha spiegato è stata sufficiente a generare ulteriore miglioramento nel mercato del lavoro». Ha anche offerto un numero preciso: negli ultimi tre mesi sono stati creati una media di 190mila posti di lavoro al mese. L'inflazione invece «continua a rimanere al di sotto del traguardo del Fomc del 2 per cento».
Nonostante la lieve ombra dell'inflazione ancora tanto bassa, Yellen si dice però convinta che «gli argomenti a favore di un aumento dei tassi si sono rafforzati negli ultimi mesi». La presidente ha ammonito che in definitiva devono essere i dati economici a determinare le decisioni. Per l'appunto proprio ieri, poche ore prima che Yellen parlasse, il Dipartimento del Commercio ha comunicato una revisione al ribasso del Pil del secondo trimestre, portandolo dall'1,2 per cento della lettura preliminare all'1,1 per cento. Tuttavia la presidente della Fed ha espresso ottimismo, notando che le previsioni per il futuro sembrano puntare al positivo e a «una crescita moderata del Pil, un ulteriore rafforzarsi del mercato del lavoro, e un'inflazione che toccherà il 2 per cento negli prossimi anni». E tutto ciò fa pensare che «aumenti graduali dei tassi federali saranno appropriati nel tempo». Ha presentato anche un arco di possibilità, per la verità alquanto vasto, per i prossimi due anni, con i tassi contenuti fra un minimo dello 0 per cento (nel caso si rendessero necessari passi indietro e tagli) e un massimo del 4,5 per cento.
Rendendosi conto di offrire una forbice eccezionalmente aperta, ha spiegato che «l'economia è frequentemente colpita da shock, e raramente si evolve secondo un piano preciso».
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Il Gazzettino