Famiglie a congresso È bufera: «Zaia ritiri il logo e il patrocinio»

Famiglie a congresso È bufera: «Zaia ritiri il logo e il patrocinio»
IL CASOVENEZIA Dal nazionale al regionale. Dopo aver messo in difficoltà il premier Giuseppe Conte, ora tocca al governatore Luca Zaia. Il caso del Congresso mondiale delle...

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IL CASO
VENEZIA Dal nazionale al regionale. Dopo aver messo in difficoltà il premier Giuseppe Conte, ora tocca al governatore Luca Zaia. Il caso del Congresso mondiale delle famiglie, che si terrà a Verona dal 29 al 31 marzo, e che riunirà diverse associazioni pro-vita e anti-lgbt, si cala ora in Veneto. Palazzo Chigi ha già annunciato che dall'evento sarà tolto il logo del governo, rimangono invece ancora i patrocini della Regione Veneto e del Comune di Verona. «La Presidenze del Consiglio non ha mai ricevuto nessuna richiesta di patrocinio per il World congress of families ne quindi ha potuto concederlo; è un'iniziativa autonoma del ministro leghista alla Famiglia Lorenzo Fontana» avevano fatto sapere da Roma. Rimane invece il sostegno del sindaco di Verona Federico Sboarina, del governatore del Veneto, dei ministri dell'Interno Matteo Salvini e di quello della Famiglia Lorenzo Fontana, originario proprio di Verona e vero motore di tutta l'iniziativa.

LA POLEMICA
Dal Pd veneto a +Europa ieri l'invito a fare un passo indietro. «Zaia segua il governo: ritiri utilizzo del logo e soprattutto il patrocinio all'iniziativa». La richiesta porta la firma del consigliere regionale del Partito Democratico Andrea Zanoni. «La famiglia non si tutela con l'odio o la discriminazione nei confronti di omosessuali, transessuali e di altri modelli di convivenza. In un Paese come l'Italia dove ogni tre giorni una donna viene uccisa, quasi sempre da partner o ex partner - prosegue il consigliere Pd - il Governo dovrebbe pensare a come combattere la violenza di genere, impegnandosi in una battaglia culturale fin dalla scuola anziché soffiare sul fuoco dell'intolleranza». Al centro della polemica i relatori presenti a Verona che «ci fanno tornare indietro nel tempo: leader tradizionalisti di Paesi come Russia, Nigeria o Uganda dove divorzio, aborto e omosessualità sono reati».

Una vera e propria lettera indirizzata a Zaia è invece stata scritta Anna Maria Zanetti per i gruppi +Veneto. «Gli organizzatori di questo evento hanno stabilito una rete di relazioni mondiali e hanno come scopo principale quello di affermare una visione della famiglia reazionaria, anche in spregio ai diritti umani, civili e politici conquistati a fatica nel tempo dalle donne, dai movimento Lgbt e dalle minoranze discriminate» scrivono nella missiva. Temono che possano essere messi in discussione «diritti conquistati a caro prezzo su suffragio universale come contraccezione, parità tra i generi, uguali condizioni di lavoro, autodeterminazione e salute riproduttiva, divorzio, unioni civili, riconoscimento delle identità sessuali, procreazione assistita e dibattito sul fine-vita». Anna Maria Zanetti precisa che in tutti i paesi nei quali si è tenuto il congresso, come Ungheria e Polonia, c'è stata la messa in discussione «delle leggi nazionali e internazionali sull'autodeterminazione della donna rispetto alla procreazione». E conclude: «Tutto questo risponde a una visione sociale ed etica inaccettabile che ci riporta indietro di cinquant'anni e che non possiamo credere La Regione Veneto voglia sostenere».
r.ian.
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Il Gazzettino