ROMA - Ora è ufficiale. La più antica banca del mondo (fondata nel 1472), rientra nell'orbita pubblica, abbandonata nel 2003 con la discesa della fondazione sotto il 51%. Il cda...
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La ricapitalizzazione privata «non si è chiusa con successo», si legge nella prima nota diffusa dal cda senese. «Non sono stati raccolti ordini di investimento sufficienti a raggiungere la somma di 5 miliardi, necessaria a consentire il deconsolidamento dei non performing loan e il raggiungimento degli altri obiettivi di rafforzamento patrimoniale». La ricapitalizzazione si rendeva necessaria dopo il fallimento degli esercizi di stress (indice Cet1 negativo del 2,23% nello scenario avverso) per ripristinare i coefficienti di capitale erosi dagli accantonamenti straordinari causati dalla vendita di 27,7 miliardi di npl (9,2 miliardi netti) a un veicolo di Atlante. Dei 5 miliardi freschi, 2,2 servivano per alzare le coperture sui crediti deteriorati rimasti in pancia, un miliardo per aumentare al 67% la copertura sulle sofferenze e 1,6 per ricapitalizzare la bad bank oggetto di spin-off e in questo modo determinare il deconsolidamento delle sofferenze. Con questa manovra l'indice Cet1 sarebbe salito oltre il 13%. Il flop della soluzione privata è arrivato perché «non si sono concretizzate manifestazioni di interesse da parte di anchor investor disponibili a effettuare un investimento rilevante». Non si è concretizzato l'investimento di Qia, il fondo del Qatar. Va detto che delle otto banche del consorzio di pregaranzia, poi trasformato in un contratto per il collocamento delle azioni, solo JpMorgan avrebbe continuato a sostenere la disponibilità degli arabi fino a poco fa: gli altri istituti non hanno mai avuto contatti. Il venir meno del Qatar è circostanza «che ha influito negativamente sulle decisioni degli investitori istituzionali limitando significativamente gli ordini di sottoscrizione. Non è pertanto risultato possibile raggiungere la somma di 5 miliardi nonostante l'esito positivo dell'esercizio di liability management che ha registrato la volontaria conversione di obbligazioni subordinate in azioni per 2,4 miliardi».
Il fallimento dell'aumento «comporta il venir meno anche dell'operazione di cartolarizzazione e del complessivo esercizio di liability management su passività subordinate emesse o garantite dalla banca. I titoli conferiti in adesione alle offerte lme saranno restituiti ai rispettivi portatori nei termini indicati nella relativa documentazione di offerta». Nessuna commissione per le banche. La banca americana che sarebbe stata imposta dal vecchio governo al cda senese in luglio, avrebbe percepito una fee dell'ordine di 450 milioni. (r.dim.)
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Il Gazzettino