Fallimenti per crisi: non è finita

Fallimenti per crisi: non è finita
L'ennesima riprova della difficoltà dell'economia trevigiana a uscire dalla crisi arriva dalle aule del Tribunale, sezione fallimentare. Nella Marca, le cosiddette procedure...

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L'ennesima riprova della difficoltà dell'economia trevigiana a uscire dalla crisi arriva dalle aule del Tribunale, sezione fallimentare. Nella Marca, le cosiddette procedure concorsuali continuano ad aumentare: nel corso del 2014 ne sono state aperte 324, ovvero 55 in più rispetto alle 269 ai dodici mesi precedenti (a loro volta già in rialzo sulle 222 del 2012). Crescono soprattutto i fallimenti: l'anno scorso ne sono stati dichiarati 285 contro i 233 del 2013. Questa tipologia rappresenta l'88% di tutte le procedure attivate in provincia, mentre in 27 casi (l'8,3%) si è fatto ricorso al concordato e, per il restante 3,7%, ad altre forme giuridiche. A fallire, secondo le rilevazioni della Camera di commercio, sono in prevalenza aziende manifatturiere (86 nel 2014), benchè con numeri in leggera contrazione. Nessuna tregua invece per edilizia e costruzioni (68 default complessivi, 19 in più), ma a portare i libri in tribunale sono anche ditte del commercio (da 34 a 48 fallimenti), attività immobiliari (27 aperture, 11 in più) e dei trasporti (18 procedure, a fronte delle 5 dell'anno prima).

Diminuiscono, invece, i procedimenti per sciogliere spontaneamente un'impresa o metterla in liquidazione: nel 2014 ne sono stati registrati 1.498 contro il 1.730 del 2013.

I dati su fallimenti e affini fanno il paio con quelli sul numero delle imprese presenti nella Marca. L'emorragia non si ferma, anche se rallenta: lo stock complessivo, al 31 dicembre scorso, contava poco più di 90mila unità, 713 in meno in confronto a dodici mesi prima (quasi metà della flessione, peraltro, è attribuibile all'agricoltura). Un calo dello 0,8%, più che dimezzato rispetto all'1,7% perso durante il 2013. Tra le nuove imprese aperte, la "natalità" maggiore riguarda società in campo assicurativo e finanziario, sub-agenti, produttori, procacciatori e altri intermediari, ma anche ristoranti, gelaterie e pasticcerie. E il trend dei primo scorcio del 2015 non mostra variazioni: tra gennaio e marzo dagli albi sono sparite 574 aziende, portando a oltre 4.400 l'emorragia di imprese da inizio crisi, di cui oltre 2.500 nel solo comparto agricolo.
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Il Gazzettino