Ermini: io un ostacolo alle manovre sul Csm Legnini: Colle estraneo `

Ermini: io un ostacolo alle manovre sul Csm Legnini: Colle estraneo `
IL CASOROMA È il giorno delle smentite. Dopo il diluvio di accuse e veleni emersi dalle intercettazioni che raccontano i dietro le quinte dello scandalo del mercato delle toghe,...

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IL CASO
ROMA È il giorno delle smentite. Dopo il diluvio di accuse e veleni emersi dalle intercettazioni che raccontano i dietro le quinte dello scandalo del mercato delle toghe, gli stessi protagonisti, il deputato Luca Lotti e il magistrato Luca Palamara, provano schermirsi. Un compito difficile per chi, come l'ex segretario di Anm, è l'indagato principale dell'inchiesta di Perugia, che ha travolto Palazzo dei Marescialli e ha svelato gli accordi tra magistratura e politica per pilotare le nomine ai vertici delle procure. Si difendono, invece, l'attuale e l'ex vicepresidente del Csm, David Ermini e Giovanni Legnini, tirati in ballo nelle conversazioni captate dalle cimici della Finanza durante gli incontri segreti organizzati da Palamara.

Legnini è categorico: spiega che nei suoi «quattro anni di vicepresidenza del Csm» il Presidente Mattarella «non è mai intervenuto sulle nomine dei magistrati». Il Capo dello Stato «ha sempre garantito l'autonomia del Csm», aggiunge. Mentre Ermini respinge l'accusa di essere un debole a differenza del suo predecessore, circostanza sostenuta da Lotti e riferita a Palamara, al deputato Pd Cosimo Ferri e ai consiglieri del Csm finiti nei guai. Lotti aveva parlato di «sudditanza psicologica» nei confronti di Mattarella. E ieri è arrivata la replica: «I toni e le espressioni che usano nei miei confronti nelle intercettazioni - ha spiegato Ermini - sono la prova che mi consideravano un ostacolo per il raggiungimento dei loro piani».
LOTTI E PALAMARA
Intanto tutti smentiscono il loro coinvolgimento. Lo fa Lotti che, in quell'incontro del 9 maggio, avrebbe detto di essere andato al Quirinale - che a sua volta ha categoricamente negato - per informare il presidente sul Csm: «Io ci sono andato - si legge nell'intercettazione - e ho detto: Presidente la situazione è questa e gli ho rappresentato quello che voi mi avete detto». Si tratta di «frasi e ricostruzioni legate al Presidente della Repubblica», ha risposto ieri Lotti, che «appaiono totalmente fuorvianti». Palamara non smentisce invece la chiacchierata con il deputato, nella nottata del 9 maggio, sulla vicenda Consip. Intercettazioni in cui fa riferimento a discorsi caduti nel vuoto con Pignatone - «Dicevo: Chiudiamo tutto su Consip» - e a una nuova strategia da attuare con Marcello Viola, il loro candidato favorito nella corsa alla poltrona romana. Si trattava, spiega ora il pm, di un discorso «ipotetico e riferito al passato», visto che «il caso era già stato definito con richiesta di rinvio a giudizio» e, dunque, «nulla avrei potuto fare con qualunque procuratore». Lotti, invece, sostiene che, rispetto al presunto interessamento su Consip, «nulla di tutto questo è vero».
Intanto, la corrente centrista della magistratura, Unicost, la più esposta alla bufera sollevata dall'affaire Palamara, prende le distanze in modo ufficiale e parla di «tradimento istituzionale». Unicost, la stessa corrente cui appartengono anche due del consiglieri del Csm che si sono dimessi, Luigi Spina e Gianluigi Morlini, e di cui lo stesso Palamara era un uomo forte, chiede pubblicamente scusa a «tutti i magistrati, associati e non», annunciando una «rifondazione» del gruppo partendo proprio dalla «questione morale». Mentre Md fa sapere di «essere estranea alle vicende che hanno coinvolto magistrati del Csm». Ma il verminaio scoperchiato dalle intercettazioni dell'inchiesta di Perugia non si ferma. E non è escluso che il trojan installato dagli inquirenti nel telefono di Palamara, possa aver raccolto le voci di altri consiglieri.
Oggi sarà un'altra giornata cruciale: si riunirà il parlamentino dell'Anm per discutere del rinnovo della giunta. Lo scandalo Csm sta portando a galla un «mercato delle vacche», sarebbe «ingenuo pensare che il caso Palamara sia isolato». Lo denuncia Franco Roberti, già procuratore nazionale Antimafia oggi eurodeputato del Pd nell'Intervista a Maria Latella su Skytg24. Intanto, dopo essere stato tirato in ballo in alcune intercettazioni, l'aggiunto di Napoli, Giuseppe Borrelli ha presentato un esposto a Perugia: «Mi sono state attribuite affermazioni mai pronunciate».

Michela Allegri
Giuseppe Scarpa
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Il Gazzettino