Erano settimane che un po' tutti gli esponenti del centrodestra chiedevano a Silvio

Erano settimane che un po' tutti gli esponenti del centrodestra chiedevano a Silvio
Erano settimane che un po' tutti gli esponenti del centrodestra chiedevano a Silvio Berlusconi una netta pronuncia a favore del No al referendum del 4 dicembre. E ieri il leader...

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Erano settimane che un po' tutti gli esponenti del centrodestra chiedevano a Silvio Berlusconi una netta pronuncia a favore del No al referendum del 4 dicembre. E ieri il leader di Forza Italia, dopo aver fatto sapere che condurrà una campagna elettorale «a modo mio», ha battuto un colpo, lasciando anche trapelare che in settimana vedrà Salvini e Meloni a Roma. Con una nota affidata alla deputata Elvira Savino, il leader di Forza Italia ha lanciato la mobilitazione dei suoi elettori. «Quella del No è una battaglia che ci vede impegnati con convinzione e con determinazione. Nelle prossime settimane in tutt'Italia daremo vita ad una serie di manifestazioni per spiegare sempre più a fondo le ragioni del nostro impegno, che è per una riforma vera, profonda, radicale delle nostre istituzioni», ha affermato.

Poi il Cavaliere ha continuato così: «Una riforma, quella che abbiamo in mente, molto diversa da quella imposta dal governo Renzi al Parlamento, che non cambia nulla in termini di efficienza e di risparmi, ma è pericolosa perché riduce gli spazi di democrazia a tutto vantaggio di un solo partito e di una sola persona. È per questo che, dopo aver tentato di collaborare al processo riformatore, ci siamo chiamati fuori quando abbiamo capito che non c'era buona fede da parte dei nostri interlocutori, non c'era una vera volontà di cambiamento, ma solo quella di assicurarsi il potere senza il consenso degli italiani». E non è finita qui. «La nostra idea di riforma - assicura - comprende l'elezione diretta del presidente della Repubblica, cosicché siano i cittadini a scegliere davvero; il dimezzamento - e non una semplice riduzione - del numero dei parlamentari; il vincolo di mandato, per cui sia vietato agli eletti di cambiare schieramento; poteri più forti al premier, per esempio quello di cambiare un ministro che non funziona; una vera riforma delle regioni nello spirito di un autentico federalismo; un limite in Costituzione alla pressione fiscale in rapporto al pil».
«Solo con una vittoria del No, che elimini questa finta riforma, ci sarà spazio per lavorare ad una riforma vera - sottolinea Berlusconi - E naturalmente il presidente del Consiglio, per sua stessa ammissione, dovrà trarre le conseguenze del fallimento di un progetto al quale ha legato la sua intera azione politica. Noi non diciamo No alla riforma per ostilità preconcetta a Renzi e al Pd, se la riforma fosse utile agli italiani la appoggeremmo anche se siamo profondamente contrari a questo governo e alle sue politiche. Però è innegabile che il voto del 4 dicembre sarà anche un voto sul governo e sul presidente del Consiglio. Dunque ci sono tutte le condizioni per una svolta, sul piano istituzionale e politico».

Al leader di Forza Italia replica con la sinteticità di un tweet, Luca Lotti, braccio destro di Matteo Renzi: «Berlusconi dice che siamo davanti a una dittatura? Fantastico. Speriamo che accetti un confronto in tv». Lotti ha dichiarato di non credere a un eventuale slittamento della data del Referendum. Ipotesi che potrebbe emergere sulla base di un ricorso che il Tar esamina domani.
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Il Gazzettino