Electrolux stoppa le delocalizzazioni Sindacato: nuova era

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PORDENONE - (d.l.) «L'annuncio del vertice Electrolux sulla fine del piano decennale di delocalizzazioni apre una prospettiva nuova anche per gli stabilimenti italiani del gruppo. E in particolare per quello di Porcia che, fino a prima dell'accordo del maggio scorso, era quello più a rischio delocalizzazione. È una prospettiva che ci conforta. È chiaro che alle dichiarazioni di principio, seppure in un contesto importante qual è quello dei risultati dell'ultimo trimestre, deve seguire la conferma della strategia di mantenimento dei siti produttivi». Il segretario della Fiom-Cgil di Pordenone, Maurizio Marcon, analizza l'annuncio del numero uno della multinazionale svedese Keith Mc Loughlin sulla fine del piano decennale di spostamenti di fabbriche nei Paesi low-cost. «Un piano - ricorda il sindacalista - che tutto sommato l'Italia ha pagato in maniera decisamente meno pesante rispetto ad altri Paesi europei come Germania, Francia, Spagna, Svizzera e la stessa Svezia in cui Electrolux ha chiuso fabbriche. Noi abbiamo perso, nel 2005, lo stabilimento di Firenze e nel complesso siamo passati da quasi diecimila a circa seimila addetti del gruppo in Italia. Ma siamo riusciti, anche attraverso le lunghe lotte che hanno portato all'accordo del maggio scorso, a mantenere i quattro stabilimenti di Porcia, Susegana, Solaro e Forlì». Ma per radicare la multinazionale sul territorio il prossimo passaggio dovrebbe essere quello del sistema della fornitura che fa squadra. «Ci sono sul nostro territorio - aggiunge Marcon - grossi gruppi che rappresentano delle eccellenze nella progettazione, nello sviluppo di prodotto e nella fornitura di componenti per Electrolux». Il riferimento è al Gruppo Marcegaglia di Fontanafredda, al Gruppo Sassoli, al Gruppo Rosa. «Se il sistema, che pure risente della crisi, facesse squadra potrebbe costituire un nuovo elemento di vincolo per la multinazionale a rimanere radicata laddove può godere di questo sistema difficilmente replicabile». L'occasione per discutere anche di questo potrebbe essere l'incontro di verifica (rinviato dallo scorso dicembre) sull'accordo salva-fabbriche del maggio scorso previsto al ministero dello Sviluppo per il 18 febbraio. «Accordo - ha ricordato ieri Gianluca Ficco, coordinatore nazionale Uilm - che oltre a garantire le fabbriche e i salari può ora rappresentare, anche alla luce dello stop al piano delocalizzazioni, la possibilità e lo strumento per il consolidamento della società in Italia».

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Il Gazzettino