Egregio direttore, quando ci si rivolge ad una persona ebrea, nei casi al di

Egregio direttore, quando ci si rivolge ad una persona ebrea, nei casi al di
Egregio direttore, quando ci si rivolge ad una persona ebrea, nei casi al di fuori di un ambito religioso, usando il termine Ebreo si compie un potenziale reato contro la persona,...

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Egregio direttore,
quando ci si rivolge ad una persona ebrea, nei casi al di fuori di un ambito religioso, usando il termine Ebreo si compie un potenziale reato contro la persona, in quanto coloro che erano autorizzati a questo appellativo erano solo i nazisti i quali avevano fatto giuramento di uccidere tutti gli ebrei e quindi chi usa tale appellativo è ideologicamente un potenziale assassino nazista. Il fatto che tale individuo non attui il reato è solo perché non si trova nella posizione sociale che glielo permetta e non perché lui non ne sarebbe capace. È necessario fare attenzione al fatto che non ci appelliamo mai ad alcuna persona col termine cristiano o musulmano o indù, il farlo striderebbe molto ed invece col termine ebreo la cosa ci viene facile e da qui la constatazione di quanti siano gli incivili che lo usano senza rendersene conto. Un esempio assolutamente negativo è quando parlano o scrivono della signora Segre definendola ebrea al posto di chiamarla sopravvissuta o sopravvissuta ad Auschwitz. Il fatto che la signora Segre sia o non sia ebrea è un fatto solo suo personale.

Renato Rossetto
Mestre
Caro lettore,

certamente in molti casi la parola ebreo viene associata ad una persona con eccessiva disinvoltura o addirittura con intenti più o meno palesemente dispregiativi. Ma non è del tutto vero che lo stesso non accade per uomini o donne di altra religione. Perché spesso questo elemento, ossia l'appartenenza a un credo religioso piuttosto che a un altro, è aspetto fondante dell'identità di una persona e da esso possono derivare comportamenti, scelte e orizzonti di vita diverse. Indicarla non è necessariamente una discriminazione o un'offesa, ma un dato che può aiutare un lettore a comprendere i fatti narrati. Lei ha ragione a richiamarci a un uso corretto e meditato delle parole. Ma vorrei farle notare che, come lei ben sa, Liliana Segre è una sopravvissuta ad Auschwitz in quanto ebrea. Mi riesce quindi davvero difficile pensare che indicarne la religione possa essere considerata un'offesa. O addirittura un reato.
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Il Gazzettino