Egregio direttore, periodicamente si presentano iniziative che si riassumono

Egregio direttore, periodicamente si presentano iniziative che si riassumono
Egregio direttore, periodicamente si presentano iniziative che si riassumono in facciamo i negozi di vicinato. Senso di colpa per aver fatto chiudere i negozi tradizionali,...

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Egregio direttore,
periodicamente si presentano iniziative che si riassumono in facciamo i negozi di vicinato. Senso di colpa per aver fatto chiudere i negozi tradizionali, propaganda elettorale, illuminazioni sulla via di Damasco? Certamente sono dichiarazioni prive di una necessaria analisi storico/politico/economica. Il perché sono state chiuse migliaia di botteghe è lampante ed a Venezia parallelamente alla drastica riduzione di abitanti ( specialmente giovani) si sono fatti largo i supermercati. Per ogni supermercato deve per forza chiudere una dozzina di botteghe. Le Coop hanno fatto tabula rasa con la benedizione della politica locale. Al grido di si risparmia il cittadino ha identificato il proprio nemico nel bottegher; oggi può dire di aver fatto un affare? Ma oggi chi vuole rilanciare i negozi di vicinato conosce la differente tassazione (elargizioni, sovvenzioni, esenzioni, cassa integrazioni, ecc. - imposte reali) tra la grande e piccola distribuzione? Una riflessione è d'obbligo: perché togliere a tutti gli aiutini e non far pagare le tasse a chi non ti vende immondizie , cioè chi vende solo sfuso?

Emilio Baldrocco
Venezia
Caro lettore,

sui negozi di vicinato si fa spesso molta retorica, alimentando una falsa e demagogica contrapposizione tra queste realtà commerciali e la grande distribuzione. Nulla di più superficiale. Certamente le botteghe rappresentano una risorsa dei centri storici. Ne sono un elemento di vitalità e, insieme, un elemento identitario. Non costituiscono solo un luogo dove si fanno acquisti, ma dove si sviluppano relazioni e dove, non raramente, si perpetuano alcune tradizioni. Detto ciò sul piano della varietà dell'offerta e su quella dei prezzi è evidente che questi negozi non possono essere competitivi con le grande catene commerciali. Gli spazi e le economie di scala fanno la differenza. E dunque? Demonizzare la grande distribuzione è un vezzo un po' ideologico e un po' snobistico tuttora molto diffuso. Ma è una vuota contrapposizione. Iper e supermercati sono una realtà imprescindibile e inevitabilmente destinata a svilupparsi. Se si vuole preservare i negozi di vicinato, le parole e gli slogan servono dunque a poco. L'unica leva su cui si può agire è quella fiscale e legislativa. Ossia concedere alle botteghe facilitazioni su imposte e tasse e tutelandole con norme su misura sul piano della concorrenza. Ma anche vincolandole a garantire un certo livello di offerta commerciale.
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Il Gazzettino