ROMA - Gli esperti lo definiscono effetto domino: ogni terremoto crea energia, la faglia che si è messa in movimento ieri sera ha probabilmente risentito del sisma che ha...
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Aree come quelle dell'Appennino centro-meridionale hanno una maggiore probabilità di essere colpite da un terremoto perché ogni volta che la terra trema carica di energia le faglie in zone limitrofe. Se una di queste è già vicina alla rottura può generare un altro sisma forte, anche ravvicinato nel tempo. Questa volta il terremoto «è avvenuto nel bordo settentrionale toccato dalla sequenza sismica attiva da due mesi», spiega Alessandro Amato, dell'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia. «E' ancora presto per ulteriori analisi, ma al momento possiamo dire che il terremoto è avvenuto su un'altra struttura collegata a quel sistema di faglie». I ricercatori del Cnr e dell'Istituto di geofisica hanno individuato la faglia sorgente del sisma di Amatrice analizzando i movimenti permanenti del terreno individuati con il satellite giapponese Alos 2. «E' stato evidenziato un abbassamento del suolo a forma di cucchiaio che si estende per circa 20 chilometri in direzione Nord», precisa Riccardo Lanari, direttore del Cnr-Irea. Il 3 settembre la terra ha tremato a Norcia e nel maceratese, con scosse di magnitudo 4.5, e il sismologo Massimo Cocco ha spiegato: «Non sono strascichi di sciame sismico, ma proprio terremoti provocati dall'attivazione di nuove faglie. La faglia madre perturba il volume circostante, al punto che altre faglie più piccole che si trovano nelle vicinanze possono rompersi, dando le repliche». Ieri sera quella che ha seminato il terrore.
C.Gu.
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Il Gazzettino