«È una catastrofe, come quella del Vajont»

«È una catastrofe, come quella del Vajont»
(m.cr.) «Io ho iniziato la mia vita con una tragedia, quella del Vajont. E la finirò con questa di Veneto Banca». Viviana...

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(m.cr.) «Io ho iniziato la mia vita con una tragedia, quella del Vajont. E la finirò con questa di Veneto Banca».

Viviana Vazza è una donna elegante e curata. Il 9 ottobre del 1963 aveva 16 anni ("l'età più bella") e perse tutto. A vent'anni se ne è andata in Olanda a costruirsi una nuova vita, a seguire l'amore e il futuro. Ora è qui a Treviso, alla riunione dei soci della "sua" banca, a cercare un appiglio per non sprofondare nello stesso incubo di oltre mezzo secolo fa che fece quasi duemila morti. «Allora mi sono salvata perché ero in collegio, ma tutta la mia famiglia è rimasta sepolta là sotto. E ora mi ritrovo con la distruzione della banca dove avevo masso tutti i miei risparmi, la mia vita futura, quella dei miei figli», spiega con infinita amarezza. «Nel 2011 sono tornata e ho investito in Veneto Banca, l'azione era ai massimi, oltre 40 euro - racconta con un filo di voce e la dignità di una persona tutta d'un pezzo come la sua terra bellunese - ci dicevano che la banca era sicura, che non poteva succedere niente. Proprio come per la diga del Vajont. Ci sono ancora 640 morti che non hanno avuto nessun risarcimento dai responsabili di quella tragedia e dallo Stato».
Ora si ritrova di nuovo davanti a un muro di omertà e rovina. «Questa è una truffa, non rispettano nemmeno l'anima della gente - sussurra con infinita tristezza - non puoi più uscire, ti hanno rubato anche la speranza». Si sente con le spalle al muro e azioni ormai diventate carta straccia: «È un'ingiustizia, non rispettano nemmeno più il lavoro di una vita e di tantissima gente. Questa è una catastrofe».

Eppure è venuta ad ascoltare Bruno Zago e gli altri grandi azionisti. «Spero di poter fare qualcosa, speravo di poter portare a casa ancora un gruzzolo». Viviana accenna un piccolo sorriso di imbarazzo, parlare di soldi non è mai bello anche se farebbero tanto, tanto comodo, oggi più che mai: «Se ci trattano come burattini dove va a finire il mondo», dice con uno scatto d'orgoglio, ma poi sospira quando le si chiede se investirà nell'aumento: «Forse non parteciperò».
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Il Gazzettino