È stato un primo giorno di Biennale di Architettura pieno di gente, quello

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È stato un primo giorno di Biennale di Architettura pieno di gente, quello di sabato. Dopo i giorni della vernice, che ha ospitato le autorità e gli addetti ai lavori, i percorsi che portavano ai padiglioni erano ricchi di pubblico. Un pubblico eterogeneo, con abiti e look curiosi e colorati, che proveniva da tutto il mondo e di ogni età, con un unico comune denominatore: l'interesse diretto verso l'architettura. Tanti gli architetti, infatti, a raccontare le loro visioni, aspettative e preferenze alle porte dei Giardini e dell'Arsenale. C'era chi era di corsa, chi invece aveva la giornata intera.

Un turismo internazionale, per il quale esultano gli artigiani: «È un tipo di turismo colto e di qualità di cui Venezia ha bisogno - ha detto Gianni De Checchi, segretario della Confartigianato - brava la Biennale che ci indica la via, Venezia ha bisogno di questo turismo, non quello delle mandrie che ciondolano per la città».
Nel complesso, sia italiani che stranieri hanno apprezzato il dibattito, a partire dal diciassettenne polacco Francischek: «Mi è piaciuta molto, è la seconda volta che vengo qui. Sono soddisfatto a metà, ci sono padiglioni che ispirano e altri meno».
L'americano William Menking, esperto di architettura si focalizza sugli insuccessi della sua nazione: «La nostra architettura non riesce a fornire spunti perché ci sono progetti costosi con materiali non appannaggio di tutti, basati su tecnologie esclusive. E infatti il padiglione Usa non mi è piaciuto».
Le austriache Daniela e Rafaela, studentesse di architettura, invece dichiarano di sentirsi «divertite», dopo la visita della mostra, in linea con le loro aspettative. L'insegnante universitario genovese Massimiliano invece si aspettava maggiore architettura dal basso, anche se non ha trovato padiglioni negativi: «Ho trovato una chiave propositiva molto elevata dal punto di vista qualitativo. Mi ha colpito il Perù, che ha fatto un buon lavoro sulla foresta amazzonica con pochi mezzi, ma anche la Germania, per il significato politico».
Restando tra gli italiani, la romana Giulia, che lavora nel settore, all'uscita del padiglione spagnolo propone un'analisi approfondita: «All'Arsenale ho trovato interessanti le prime tre stanze, poi il resto l'ho visto un po' inconsistente, il padiglione italiano poteva osare di più».
I cileni Eugenio e Tania hanno trovato piacevole la Biennale, definendola migliore della precedente: «Ci ha colpito l'Egitto, con il suo modello diverso dal solito. Male l'est Europa, troppo semplici e addirittura con marionette».
Gli architetti tedeschi Volker e Marlene hanno apprezzato: «La nostra curiosità è stata soddisfatta. Belli i padiglioni Germania e Spagna, ridicolo quello russo».

I giovani architetti serbi Dusan e Jelena hanno apprezzato la possibile realizzazione di alcune opere: «La Spagna e Israele hanno fatto proposte reali e interessanti. Mentre l'Uruguay ha avuto uno strano modo di veicolare un messaggio».
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Il Gazzettino