È stato l'anno dell'emergenza siccità, ma anche degli incendi dolosi.

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È stato l'anno dell'emergenza siccità, ma anche degli incendi dolosi. Delle autobotti dirette ai paesi rimasti a secco e di quelle chiamate a spegnere le auto incendiate in Alpago. Nel complesso un'attività frenetica che ha spinto vigili di servizio e volontari a saltare sulla camionetta per trecento casi in più rispetto al 2015. I dati, forniti dal comando provinciale, tengono conto del lavoro svolto tra il 1. novembre 2015 e il 30 ottobre 2016. «Nel complesso si parla di oltre 4100 interventi commenta il comandate Vincenzo Giordano -, 300 in più rispetto all'anno passato e con un incremento di circa il 10% degli incendi dolosi, soprattutto alle auto». Le auto date alle fiamme nelle notti di agosto e di settembre in Alpago hanno fatto schizzare in alto i dati relativi ai casi di dolo, «forse dovuti a regolamenti di conti» azzarda Giordano, ma gli incendi appiccati volontariamente hanno interessato anche boschi e prati di privati. A dar grattacapi al comandante e motivo di lavoro e fatica ai vigili, poi, è stato il meteo. Capriccioso e incontenibile, ha messo a terra il territorio nei primi mesi dell'anno con l'emergenza siccità e ha poi sottoposto a dura prova la parte alta della provincia con i temporali e gli acquazzoni. «Sicuramente i numerosi rifornimenti d'acqua assicurati alle zone rimaste senza durante i mesi in cui non pioveva hanno contribuito a far aumentare il numero di interventi rispetto alla media prosegue Giordano -, così come la presenza assicurata durante i momenti critici della frana di Acquabona». In particolare gli uomini si sono mobilitati 179 volte per i danni causati dall'acqua e 85 per i rifornimenti idrici in provincia durante i mesi neri della siccità. Ma il 2016 è stato anche l'anno dell'emergenza amianto e antrace. «Tra gli interventi particolari ci sono quelli per la busta rivolta alla presidente della Provincia, e prima, ad Equitalia conclude il comandante ; la scorsa settimana, poi, si è verificato un incendio all'azienda il cui tetto era in amianto. Per fortuna in entrambi i casi non ci sono state ripercussioni nè grossi pericoli».

Alessia Trentin
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Il Gazzettino