E l'azienda dei letti ospedalieri rischia lo stop: «Manca l'acciaio»

E l'azienda dei letti ospedalieri rischia lo stop: «Manca l'acciaio»
LO SFOGOVILLANOVA DI CAMPOSAMPIERO «Dobbiamo produrre al massimo delle nostre capacità, ci chiedono letti da tutte le regioni ma si sono inventati di bloccare la filiera...

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LO SFOGO
VILLANOVA DI CAMPOSAMPIERO «Dobbiamo produrre al massimo delle nostre capacità, ci chiedono letti da tutte le regioni ma si sono inventati di bloccare la filiera dell'acciaio, quella che ci garantisce la materia prima. E non sappiamo più che pesci pigliare. Se non trovo fornitori all'estero tra 3-4 settimane dovrò fermare lo stabilimento». É l'amaro sfogo di Marino Malvestio, patron della Spa omonima, con sede a Villanova di Camposampiero, nel padovano, 210 dipendenti e un fatturato annuo di 36 milioni. Realizza, unica nel settore in Italia, letti di alta gamma per la terapia semintensiva, indispensabili per fare fronte all'impennata di casi da Covid-19 e potenziare i reparti ospedalieri. «Stiamo cercando di accontentare tutti, con cicli a produzione continua, sette giorni su sette. Abbiamo spedito nelle settimane scorse 300 letti in Lombardia, gestiamo un filo diretto quotidiano con Azienda Zero, inviando attrezzature a tutte le strutture ospedaliere del Veneto, ma siamo subissati di richieste da Emilia, Marche e persino da Lazio, Campania e Puglia. Oggi riusciamo a completare una media di 65-70 letti al giorno ma nel medio periodo rischiamo di rimanere senza materie prime».

«I nostri letti - racconta Malvestio - sono realizzati in lamiere e profilati di tubo. Proprio lunedì scorso il nostro principale fornitore Marcegaglia ci ha comunicato che, in base al decreto del 22 marzo, deve chiudere i battenti. In casa abbiamo scorte per non più di un mese. Marcegaglia ci ha assicurato che ci spedirà tutto il materiale disponibile in magazzino. Ma non sappiamo per quanto ci potrà bastare. Il mio staff si è messo a caccia di fornitori all'estero. Stiamo cercando profilati in Slovenia, Austria e Germania. Trovo incredibile che si sia deciso di fermare una filiera indispensabile come quella dell'acciaio in un Paese in cui le imprese metalmeccaniche rappresentano il 60% del totale. Sono scelte assurde che rischiano di aggiungere danno al danno».
La Malvestio sta lavorando a pieno regime ma il titolare ha scelto di dare un po' di respiro ai suoi dipendenti: «Girando per lo stabilimento - confida - mi sono reso conto che molti operai sono stanchi. A partire da questa settimana lavoreremo 6 giorni su 7, riposando la domenica. Abbiamo necessità di avere sempre forze fresche nei reparti, tutelando la salute dei nostri collaboratori. É per questa ragione che abbiamo messo a riposo quattro o cinque operai con patologie pregresse, e quindi soggetti particolarmente a rischio in questo periodo, oltre ad un gruppo di impiegati. Siamo ricorsi agli ammortizzatori sociali per una quindicina di addetti complessivi».
CONTAGIO

Marino Malvestio ha dovuto gestire pure un caso di contagio in azienda. É lui stesso a raccontare quei giorni convulsi: «Il 15 marzo siamo venuti a sapere che un nostro collaboratore, al lavoro fino al giorno prima, aveva tosse e febbre. D'intesa con il suo medico, ha ottenuto di poter fare un tampone. La domenica successiva siamo venuti a conoscenza della positività. Nel giro di un'ora abbiamo spedito a casa due suoi colleghi e abbiamo informato telefonicamente del contagio altri due collaboratori. Tutti e quattro sono stati messi in quarantena. Poi - prosegue l'imprenditore - ho contattato Azienda Zero chiedendo di poter fare i tamponi in fabbrica. Il giorno dopo sono arrivati da noi i sanitari dell'Ulss 6. Avrei voluto che l'esame fosse esteso a tutti i miei dipendenti ma mi è stato spiegato che non era possibile per l'eccessivo intasamento dei laboratori. Il test è stato fatto a tutti coloro, operai e impiegati, che erano entrati in contatto con il positivo. Sono stati raccolti cinquanta tamponi. Nei prossimi giorni dovremo conoscerne l'esito. Al momento nessuno dei miei dipendenti presenta sintomi preoccupanti. Speriamo di cavarcela senza ulteriori contagi».
Luca Ingegneri
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Il Gazzettino