È inglese il jihadista-boia del giornalista americano Obama: faremo giustizia

È inglese il jihadista-boia del giornalista americano Obama: faremo giustizia
BEIRUT/BAGHDAD - Orrore unanime per la barbarie e la ferocia con le quali i jihadisti dello Stato Islamico hanno infierito sul giornalista americano James Foley scioccando il...

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BEIRUT/BAGHDAD - Orrore unanime per la barbarie e la ferocia con le quali i jihadisti dello Stato Islamico hanno infierito sul giornalista americano James Foley scioccando il mondo con le immagini impietose della sua decapitazione. Una sfida agli Stati Uniti per mano di un boia che in serata David Cameron ha identificato come «molto probabilmente» britannico. «Il mondo è inorridito» di fronte a questo «brutale assassinio» ha tuonato il presidente Barack Obama promettendo che «giustizia sarà fatta» per questo coraggioso giornalista di 40 anni rapito nel 2012 in Siria. Un crimine «sconvolgente e turpe» gli ha fatto eco il premier britannico, mentre la cancelliera tedesca Angela Merkel si è detta «sconvolta» per un omicidio «barbaro e spietato». Human Rights Watch ha evocato «un crimine di guerra».

Il video è «autentico» ha accertato l'intelligence Usa dopo averlo passato al setaccio. Adesso toccherà ai servizi americani e britannici dare una spiegazione del forte accento inglese dell'assassino del reporter, un uomo che appare vestito di nero ed incappucciato. Il timore è che si possa trattare di uno dei tanti sudditi di Sua Maestà passati nelle file dei jihadisti in Iraq ed in Siria, ossia in quel pezzo di terra dove da mesi l'Isis la fa da padrone e contro cui le milizie curde nord-irachene punteranno presto le armi che il Parlamento italiano ha deciso ieri di fornire, nel giorno della visita-lampo del premier Matteo Renzi a Baghdad ed Erbil.
Con il video diffuso nella notte i jihadisti dello Stato islamico hanno fatto un salto di qualità nella loro sfida. Intitolato «Un messaggio all'America», il filmato è uno spot dell'ideologia dello Stato islamico, da tempo abile nelle tecniche di propaganda. Grazie ad una sapiente sovrapposizione di immagini, i jihadisti hanno mostrato Foley, vestito in arancione (come un tempo i detenuti della prigione Usa di Guantanamo) e in ginocchio in mezzo a un indefinito panorama desertico che potrebbe essere in Siria o Iraq. Il giornalista americano è stato detenuto con un altro collega statunitense, Steven Sotloff, che viene mostrato vivo al termine del filmato in ginocchio e nella stessa posizione di Foley. «La vita di questo cittadino Usa, Obama, dipende dalle tue prossime decisioni», sono le parole con cui si chiude il video.
Parole che non hanno comunque fermato il Pentagono che ieri ha annunciato di aver compiuto nuovi raid nella zona della diga di Mosul. Dodici in tutto condotti con cacciabombardieri e droni. E la politica di Obama non cambia. «Continueremo a perseguire una strategia a lungo termine» contro i miliziani dell'Isis in Iraq, aveva del resto detto solo due giorni fa, quando aveva interrotto la vacanza a Marthàs Vineyard per presiedere una serie di riunioni a Washington. Secondo una fonte del Pentagono, il Dipartimento della Difesa sta studiando un piano per l'invio di «un piccolo numero di truppe addizionali». Si tratterebbe di «meno di 300 soldati».

Intanto in Italia l'attenzione è alta anche se non vi sono minacce mirate da parte dell'Isis. Il Dipartimento di pubblica sicurezza, con una direttiva a prefetti e questori, ha diramato una allerta sugli obiettivi sensibili: ambasciate e consolati, luoghi di aggregazione e di culto, stazioni, porti, aeroporti e agenzie di viaggio.
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Il Gazzettino