«È il momento di battere i pugni a Venezia e Roma»

«È il momento di battere i pugni a Venezia e Roma»
IL PRESIDENTEBELLUNO Il giorno dell'autonomia ha lo sguardo che punta fuori da Belluno. Verso Venezia e verso Roma, perché è lì che bisognerà battere i pugni sul tavolo. A...

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IL PRESIDENTE
BELLUNO Il giorno dell'autonomia ha lo sguardo che punta fuori da Belluno. Verso Venezia e verso Roma, perché è lì che bisognerà battere i pugni sul tavolo. A Palazzo Balbi, tanto per cominciare. E poi a Palazzo Chigi. Roberto Padrin lo sa bene e si prepara ad affrontare il cammino autonomista con la lista delle cose da chiedere alla Regione e allo Stato. Del resto, il presidente della Provincia ha in mano il chiaro mandato del volere popolare, riposto nelle urne di domenica scorsa. Il 98,67% dei bellunesi ha detto di sì alle maggiori forme di autonomia.

«Adesso non ci resta che tramutare in qualcosa di concreto la volontà dei bellunesi» assicura Padrin. Non c'è tempo da perdere: Belluno vuole sedersi subito al tavolo delle trattative. E intende farlo prima delle elezioni politiche di primavera. Del resto, il mattino ha l'oro in bocca e non è il caso di impelagarsi nei tempi romani. Ci sono altri referendum che attendono in salamoia da anni, quindi non è il caso di fare la stessa fine. «Oggi comincia la vera sfida: dobbiamo trattare subito con il Governo e con la Regione per dare a Belluno le attenzioni particolari e speciali che la legge le assicura - dice il presidente Padrin -. Proprio per questo domani (oggi per chi legge, ndr) incontrerò i sindaci per un confronto sull'esito del referendum e per condividere un documento in cui definiremo il percorso delle trattative con la Regione e con lo Stato. Non chiederemo la luna, non abbiamo mire secessioniste. Ma pretendiamo gli strumenti che ci spettano». Nella strategia di trattative, Palazzo Piloni avrà tre fronti diversi. Uno verso Roma, un altro verso Venezia; e poi l'inserimento sull'asse Stato-Regione per quanto riguarda il trasloco di competenze in Veneto, come richiesto dal referendum autonomista di Zaia. «Nel negoziato Stato-Regione ci dovrà essere un capitolo specifico per Belluno - continua Padrin -. Chiederemo con forza che al tavolo sieda anche un bellunese». Poi c'è la lista della spesa che sarà inviata a Venezia. «Dobbiamo definire i contenuti della legge regionale 25 (quella che dà attuazione alla specificità di Belluno, ndr), a partire dalla richiesta di tenere in Provincia le competenze in materia di caccia e pesca - spiega il presidente -. Inoltre, abbiamo intenzione di chiedere la gestione del turismo e la tutela del territorio, che sono due funzioni che potrebbero risultare fondamentali per il Bellunese». Quanto alla trattativa con lo Stato, Palazzo Piloni intende fare leva sulla legge Delrio. «Ci viene concessa la possibilità di gestire la tutela strategica del territorio - continua Padrin -. Dobbiamo riempire di contenuti questa tutela strategica. Vale a dire mobilità e infrastrutture. Certo, ci devono essere assicurate le risorse necessarie. Per questo mi auguro che la prossima legge di stabilità riveda la manovra di prelievo forzoso che ci toglie 23 milioni di euro l'anno e ci impedisce di assumere personale». Dopo il piano di battaglia per la doppia trattativa, non può mancare un'analisi del voto. Condita da una sfilza di grazie. Perché l'esito delle urne è un risultato straordinario, che va al di là di ogni aspettativa - dice Padrin -. E che dipende dal lavoro di squadra di tutti noi. A partire da Daniela Larese Filon che ha avuto l'idea del referendum, e da Serenella Bogana che l'ha portata avanti. Grazie a chi ha scritto il quesito, ai dipendenti della Provincia, ai sindaci, alla Regione che ci ha ospitato nella sua consultazione... Adesso dobbiamo far fruttare questi sforzi».
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Il Gazzettino