BELLUNO - (M.Dib) «Al dolore non ci si abitua mai. Sono frastornato, lo siamo tutti. Ma questo non ci impedirà di rialzare la testa, anche questa volta». ...
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Su Fabio "Rufus" Bristot, capo della delegazione Bellunese del Corpo nazionale soccorso alpino e speleologico, è caduta un'altra valanga, a sommarsi alle sofferenze per le morti di tanti, troppi suoi compagni, negli ultimi anni.
«È l'ennesimo lutto, che pesa sull'animo di tutti noi del soccorso. È la mestizia per queste morti, perché alla sera, quando fai il conto di chi non c'è più, poco importa se indossasse la giacca del Cnsas o una felpa, quando è accaduta la disgrazia. Non cambia nulla, se era una squadra impegnata in una operazione, oppure se erano degli amici in escursione: il dolore è lo stesso e ti devasta. In montagna non c'è differenza di casacche».
Da più parti si sono alzate voci, talora critiche nei confronti di una squadra di esperti, rimasti sotto la neve.
«La valanga non guarda in faccia nessuno - ribatte Bristot - e in quanto alla sicurezza, proprio il giorno precedente, a Casera Razzo, era stata fatta una esercitazione di notevole spessore scientifico, specifica sulla consistenza della neve. Domenica le condizioni di rischio erano di grado 2, su una scala di 5. Quel giorno c'erano centinaia di persone in gita, su tutte le Dolomiti, e nulla faceva presagire questa ennesima disgrazia». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino