Duecento già partiti, altri fanno i bagagli

Duecento già partiti, altri fanno i bagagli
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UDINE - (Pt) Intanto, dopo il primo trasferimento di martedì di cento richiedenti asilo dalla Cavarzerani di Udine, perlopiù di nazionalità pakistana, alla volta di Marghera, Aosta e Torino, ieri altri 100 profughi hanno lasciato la caserma udinese sovraffollata; sono partiti la mattina presto, con ordine: 50 diretti a Napoli, 20 a Firenze, 30 a Pistoia. Domani altre partenze, le ultime, sotto il coordinamento della Prefettura di Udine, con l'impiego di polizia, carabinieri, Guardia di finanza, municipale e le altre forze dell'ordine. Le destinazioni, in questo caso, sono Bologna (50 profughi), Roma (25) e Perugia (altri 25). Intanto per la ex caserma di via Cividale si prevede una maxi ristrutturazione che prevede la creazione di prefabbricati che vadano a sostituire le tende installate adesso, sia per questioni di meteo che per maggiore igiene. Alla Friuli, invece, non c'è necessità di interventi. Guardando a nord, appena al di là del confine con l'Austria, oltre il valico di Coccau, a Tarvisio, sono quasi terminati i lavori di realizzazione della struttura deputata al controllo dei profughi mentre nulla ancora si sa della realizzazione di un "muro", ipotesi ventilata diversi mesi fa e poi decaduta. Il movimento in ingresso dei richiedenti asilo, infatti, è cambiato dall'inizio del fenomeno: chi entra non lo fa più di nascosto, in paese, o con camion che "scaricano" i migranti in autostrada. La via è quella del treno ed è lì che si sono concentrati i controlli delle forze dell'ordine. Pare, tuttavia, che il Governo austriaco abbia deciso di monitorare i treni diretti in Italia in un'area molto più interna, in modo da bloccare il flusso a chilometri dalla linea di confine. Se il sistema funzionasse, è possibile che i profughi della "rotta balcanica" tornino a calcare la "terra", come prima. Non solo a Tarvisio ma anche sul tratto valligano al confine con la Slovenia.

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Il Gazzettino