Due settori di verifica diversi, da controllare in parallelo, per capire se i «ragazzini» di Ripoll, autori della strage di Barcellona, avessero contatti in Italia. Nelle scorse...
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Perquisizioni e controlli nella Capitale puntano a capire se possa esserci una rete che passa anche dall'Italia dietro l'attentato che il gruppo di Barcellona avrebbe avuto in cantiere, aggiustando più volte mezzi e potenziali, per circa un anno. Il punto di contatto su cui si concentrano le verifiche è l'imam El Satty, presunta mente della strage. El Satty ha viaggiato più volte nel corso degli ultimi anni e avrebbe passato alcuni mesi in Belgio, luogo di transito e di incontro di molti combattenti basati in Europa. È dunque lì che potrebbe aver conosciuto gruppi o individui che si sono poi spostati in Italia e che potrebbero aver mantenuto rapporti tramite Internet.
La donna che ha ospitato Driss a Viterbo, ascoltata dalla Digos la sera stessa dell'attentato, nelle interviste rilasciate a giornali e radio sembra aver cambiato o aggiustato la versione più volte. Al Gr1 dice di aver conosciuto Driss «su una panchina del porto turistico di Barcellona», mentre nelle dichiarazioni riportate da Repubblica spiega che da tempo conosceva la madre di Driss, Fatima, che le avrebbe consigliato di contattare il figlio una volta a Barcellona. Anche su quello che l'uomo avrebbe fatto una volta in Italia, le versioni sono divergenti. Non è chiaro se abbia vissuto a casa della donna o altrove, se avesse amici oppure no. Qualche amico italiano, in ogni caso, lo aveva, raccontano le sue tracce sul web.
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Il Gazzettino