BERLINO - Mario Draghi è tornato nella tana dei lupi, nella commissione Affari europei di un Bundestag che ringhia contro la sua politica dei bassi tassi di interesse mirata a...
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La «riunione» a porte chiuse è stata la prima cui Draghi si è prestato dopo quella - rovente - dell'autunno del 2012 per salvare l'euro. «L'atmosfera generale» dell'incontro è stata «molto migliore», come migliore è la «situazione economica» rispetto a quattro anni fa, ha detto in una conferenza stampa in cui ha espresso «gratitudine per l'apprezzamento nei confronti dell'azione della Bce». La frase è stata accompagnata da un sorriso che, visto il fuoco di fila delle critiche rimbalzate sui media, è parso quasi ironico. In ogni caso, rivolgendosi ai deputati, il presidente della Bce ha ricordato che le misure della Bce, a partire dal quantitative easing, hanno «fatto risparmiare solo nel 2015 circa 28 miliardi di euro sotto forma di minori tassi d'interesse» anche alla Germania. Con toni morbidi Draghi ha ricordato che le sue misure «stanno funzionando» anche a beneficio dei risparmiatori tedeschi. Draghi però ha tenuto ferma la stretta: «Apprezzo le occasioni di dibattito - ha detto - perché spingono a riflettere sui nostri punti di vista, pur - ha aggiunto - senza cambiarli, ovviamente». Il capo della Bce, nel dirsi contrario a una «spesa irresponsabile», ha ribadito che «la Germania ha margini di bilancio» per spingere sulla crescita. Draghi inoltre ha respinto l'accusa che siano i tassi zero a mettere in difficoltà le banche: «Se una banca rappresenta una minaccia sistemica per l'eurozona, non può essere per i tassi bassi. Ciò deve avere altre regioni», ha detto con riferimento implicito a Deutsche Bank, di cui non ha voluto commentare il caso.
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Il Gazzettino