Quindici giorni: dalle dimissioni di Conte al (quasi) Esecutivo Draghi sono passati solo quindici giorni in cui, però, si sono via via sbriciolate barriere apparentemente...
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I DATI
Ma quale soluzione appare preferibile? Guardando ai dati dell'Osservatorio sul Nord Est di Demos, non emerge una risposta prevalente: il 39% vorrebbe andare al voto, il 28% preferirebbe un Governo dalla maggioranza ristretta, ma coesa, e il 29% auspica un Esecutivo di Unità Nazionale. Quest'ultima ipotesi attrae soprattutto i sostenitori di Pd (55%) e Forza Italia (39%), oltre a chi si riconosce nei partiti minori (47%), mentre il favore si assottiglia tra gli elettori del M5s (27%) e, in misura ancora più marcata, di FdI (14%) e della Lega (10%). Tuttavia, anche se questa strada non sembra essere la prediletta, meno dubbi emergono verso l'uomo chiamato da Mattarella a tentarla: Mario Draghi. Oggi, infatti, i giudizi positivi sull'ex Presidente della Banca d'Italia raggiungono il 72% nel Nord Est, un valore assimilabile a quello nazionale (71%). Diverso, invece, il trattamento riservato al Presidente dimissionato, Giuseppe Conte. Se in Italia il consenso verso di lui si attesta al 65%, in Veneto, Friuli-Venezia Giulia e Trento la stessa stima si ferma al 52%. Un consenso maggioritario, dunque, ma dal doppio segno negativo: -13, rispetto al suo risultato nazionale; e 20, rispetto a Draghi, nel Nord Est.
D'altra parte, il giudizio sull'ex Premier divide gli elettorati: tra i sostenitori di Pd e M5s l'apprezzamento arriva al 93%; si attesta intorno al 70% tra coloro che guardano ai partiti minori e raggiunge il 63% tra gli incerti. Severi, invece, i giudizi riservatigli dai sostenitori dei partiti di centrodestra, all'opposizione negli ultimi 18 mesi: Conte ottiene la sufficienza dal 40% degli elettori di Forza Italia, dal 26% di quelli di FdI e dal 18% dei leghisti.
EFFETTO TRASVERSALE
Il Presidente Incaricato Draghi, invece, mostra un consenso diverso, ampio e trasversale (con una eccezione). Infatti, i giudizi positivi su di lui: raggiungono il 96% tra gli elettori del Pd e l'84% tra chi guarda ai partiti minori (che, d'altra parte, sono i settori più propensi ad un Esecutivo che includa tutti, o quasi); si attestano al 60% tra quelli di Forza Italia e al 64% tra i reticenti (anche loro: piuttosto attratti da questa idea); oscillano intorno al 73-74% persino tra i sostenitori di Lega e FdI, senza dubbio i più sospettosi rispetto all'ipotesi del Governo di Unità Nazionale. L'eccezione, rilevante, è targata 5 Stelle: la diffidenza dei grillini verso la strada indicata dal Quirinale è accompagnata infatti a una riserva di fiducia verso Draghi ferma al 47%. Cosa accadrà davvero lo scopriremo nei prossimi giorni: ma è lecito attendersi che, dopo, nulla sarà più come prima.
Natascia Porcellato
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Il Gazzettino