Dopo un avvio piuttosto incerto, Susanna Nicchiarelli ha trovato apprezzamento e

Dopo un avvio piuttosto incerto, Susanna Nicchiarelli ha trovato apprezzamento e
Dopo un avvio piuttosto incerto, Susanna Nicchiarelli ha trovato apprezzamento e notorietà con il suo film Nico, 1988, passato alla Mostra di Venezia nel 2017, nel quale si...

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Dopo un avvio piuttosto incerto, Susanna Nicchiarelli ha trovato apprezzamento e notorietà con il suo film Nico, 1988, passato alla Mostra di Venezia nel 2017, nel quale si raccontano gli ultimi due anni di vita della cantante-modella dei Velvet Underground. Probabilmente attratta ancora dal biopic, la regista romana si è dedicata a un'altra figura femminile, certo meno conosciuta, nonostante sia la figlia minore di uno dei fondamentali protagonisti del secolo scorso: Karl Marx. Tornando a Venezia, la Nicchiarelli ha visto il suo Miss Marx posto in Concorso, dove è passato non senza lasciare qualche perplessità. Eleanor Marx è stata tra le prime donne, alla fine dell'Ottocento, innervata anche dalla spinta del padre, a tracciare il percorso per le lotte operaie, libertà e socialismo, e soprattutto la rivendicazione dei diritti delle donne. L'amore tormentato per Edward Aveling, di cui fu compagna senza esserne burocraticamente moglie, e una scelta tragica definitiva segneranno per sempre la sua vita.

Nicchiarelli confida stavolta forse troppo sul personaggio così in conflitto col suo tempo, per creare quell'urgenza anche cinematografica per raccontarlo, non riuscendo a esplorarne il corpo politico, vuoi anche per la recitazione sintonizzata sui mezzi toni di Romola Garai: per dire c'è più liberazione e affermazione di sé nella mezzora finale di Nico che in tutto Miss Marx. Già la prima scena è un manifesto di intenti e riesce a disegnare un personaggio con il proprio abito: il film si apre con i funerali del padre Karl, dove è già evidente la diversità di Eleanor, unica a vestire in modo colorato, rispetto al nero di tutti gli altri. Siamo nel 1883 e il mondo sta già guardando al Novecento. È una donna pronta a combattere per i diritti, per gli ideali nobili, concepiti con la sua brillante intelligenza, durante anni di studio, in un ambiente intellettuale; ma è anche una donna che si dimostra al contrario fragile in amore, incapace di sottrarsi a un compagno che non la sacrifica nella sua vita pubblica, ma la tiene in perenne soggezione, assoggetta, come dice lei in una scena del film, moralmente agli uomini.
Nicchiarelli fa vivere queste contraddizioni dentro apprezzabili atmosfere in penombra: il quadro d'epoca e le tensioni anche private sono accurate; ma scivola sulla teatralizzazione dei manifesti politici, con sguardi in macchina, e un'espressività declamatoria che irrigidisce anziché espandere il flusso dinamico della Storia che avanza. Non meglio va con il materiale fotografico d'archivio, usato in modo ridondante, né con l'azzardato uso della colonna sonora punk (compresa l'Internazionale): ne aveva già fatto un uso migliore Sofia Coppola e per giunta tre lustri fa.

Adriano De Grandis
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Il Gazzettino