Dopo mesi di richieste da parte degli anziani e delle associazioni di categoria,

Dopo mesi di richieste da parte degli anziani e delle associazioni di categoria,
Dopo mesi di richieste da parte degli anziani e delle associazioni di categoria, con il nuovo decreto varato dal governo di Mario Draghi sarà esteso l'obbligo di Green pass anche...

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Dopo mesi di richieste da parte degli anziani e delle associazioni di categoria, con il nuovo decreto varato dal governo di Mario Draghi sarà esteso l'obbligo di Green pass anche a colf, badanti e babysitter. Circa 920mila lavoratori che, a partire dal 15 ottobre, dovranno quindi essere vaccinati o guariti (oppure sottoporsi ad un test molecolare nelle 72 ore precedenti, e antigenico o salivare nelle 48 ore precedenti). Un passaggio non da poco per un settore in cui nella maggior parte dei casi sono impiegati lavoratori stranieri che, per motivi diversi che vanno dalla poca fiducia nel nostro sistema sanitario a convinzioni anti-scientifiche, non di rado hanno rifiutato l'immunizzazione.

Il comparto però è sui generis. Tant'è che si stima come oltre la metà del totale dei lavoratori impiegati (1,1 milioni su circa 2) siano irregolari. Cioè non sono impiegati con un contratto di lavoro registrato, ma svolgono le proprie mansioni in nero. Una peculiarità che rende di fatto inapplicabile il nuovo decreto perché, come si legge all'interno del testo, «i datori di lavoro sono tenuti a verificare il rispetto delle prescrizioni». Senza una regolare assunzione però, il precetto viene meno. E, quindi, non decade la richiesta delle associazioni di categoria di prevedere l'obbligo vaccinale per coloro che sono impiegati in un settore spesso a contatto con fragili o persone molto anziane.

«C'è anche da dire che in queste particolari situazioni che non sono così poco frequenti - spiega Andrea Zini, presidente di Assindatcolf riferendosi al lavoro in nero tra colf, badanti e babysitter - rischia di generarsi un effetto paradossale. Se un lavoratore non si è vaccinato fino ad ora, con buona probabilità è contrario al vaccino, e se il datore di lavoro irregolare chiede il Green pass al suo collaboratore domestico, questo potrebbe indispettirsi e fare una vertenza sindacale». Non per la richiesta della certificazione, ma come ripicca per aver provato a spingerlo verso la vaccinazione anti-Covid. «Inoltre - aggiunge Zini - c'è un problema di personale. Se un lavoratore non ha il pass viene sospeso, ma come lo sostituisco? In un periodo in cui è complicato trovare colf, badanti e babysitter che ce l'abbiano». Il rischio in pratica è che si insabbi l'assenza della Qr code per evitare problemi. «E i controlli? - prosegue Zini - Come si fa a stabilire che è stata fatta o meno la verifica all'interno di un'abitazione privata?». Dubbi legittimi, che nelle prossime settimane andranno affrontati.
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Il Gazzettino