Donazzan: «Maestre diplomate senza lavoro né sussidio»

Donazzan: «Maestre diplomate senza lavoro né sussidio»
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SCUOLA
VENEZIA Torna a rinfocolarsi in Veneto la polemica per la vicenda degli insegnanti di elementari e materne senza laurea. In loro difesa prende nuovamente la parola l'assessore regionale Elena Donazzan, evidenziando la beffa che si aggiunge al danno. «Centinaia di maestre diplomate espulse dall'organico e senza Naspi: una vicenda paradossale, emblema della deresponsabilizzazione della politica», tuona l'esponente di Fratelli d'Italia.

L'AMAREZZA
Il caso è noto e riguarda i docenti della scuola primaria e dell'infanzia, in possesso del diploma magistrale ma non della laurea in scienze primarie, richiesta ora ma non al tempo dell'assunzione. Questi lavoratori, o più spesso lavoratrici, in virtù di una sentenza del Consiglio di Stato hanno perso il posto a causa del titolo di studio, considerato non adeguato, anche dopo decine di anni di insegnamento e pur avendo ricoperto magari incarichi di responsabilità. «Amareggia e stupisce afferma l'assessore Donazzan che questo governo si sia dimenticato dei propri insegnanti diplomati magistrali che non hanno nemmeno il sussidio di disoccupazione. Per loro nessun reddito di cittadinanza e, peggio, nessun riconoscimento del ruolo di educatori che dovrebbe essere prioritariamente tutelato proprio dallo Stato». Niente più impiego, dunque, ma nemmeno un'indennità. «Maestre diplomate, ma senza laurea aggiunge la rappresentante di Fdi sono state lasciate a casa nonostante le reiterate promesse di una soluzione politica. Sono state licenziate e sono quindi escluse dalle Graduatorie ad esaurimento. Non hanno nemmeno diritto alla Naspi, l'indennità mensile di disoccupazione e restano in un limbo. Inoltre, beffa ulteriore, pur essendo state espulse dalla scuola, risultano ancora dipendenti per l'Inps e quindi il Tfr è a rischio».
L'AUTONOMIA

Secondo l'assessore Donazzan, la categoria potrebbe uscire da questo tunnel solo se il Veneto imboccasse la strada dell'autonomia. «Di fronte ad una vicenda paradossale come questa conclude sono sempre più convinta che l'autonomia sia una condizione necessaria, perché responsabilizzerebbe maggiormente la classe politica e determinerebbe scelte decisamente più giuste ed eque nei settori strategici della funzione pubblica, dove la scuola non può che rappresentare la priorità».
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Il Gazzettino