Don Contin, grigliate con i suoi ex fedeli

Don Contin, grigliate con i suoi ex fedeli
LO SCANDALOPADOVA È a Mezzano, in provincia di Trento, in una casetta singola a tre piani, il nuovo rifugio di (don) Andrea Contin, l'ex sacerdote e parroco di San Lazzaro...

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LO SCANDALO
PADOVA È a Mezzano, in provincia di Trento, in una casetta singola a tre piani, il nuovo rifugio di (don) Andrea Contin, l'ex sacerdote e parroco di San Lazzaro perquisito giusto un anno fa dai carabinieri messi sulle sue tracce dalla denuncia di una sua parrocchiana che lo accusava di averla picchiata e fatta prostituire durante delle porge organizzate in canonica, ma non solo, dal sacerdote. Che si è trovato così indagato con le accuse di violenza privata e favoreggiamento della prostituzione nei confronti di quella stessa parrocchiana che per anni ne era stata l'amante.

IL NASCONDIGLIO
A scovarlo è stata la trasmissione di Canale 5, Pomeriggio Cinque, che poi, citando fonti vicine all'ex sacerdote, ha sostenuto come sarebbe la Curia di Padova a pagare l'affitto dell'appartamento. Dove, sostiene ancora la trasmissione condotta da Barbara D'Urso, l'ex don Andrea Contin avrebbe passato tutta l'estate facendo grigliate e ospitando anche alcuni fedelissimi della sua ex parrocchia di San Lazzaro. La vicenda di don Contin, sospeso A Divinis dal vescovo di Padova Claudio Cipolla, esplode un anno fa. E' il 6 dicembre quando si alza il primo refolo di vento di quella che di lì a poco diventerà buriana.
LA TESTIMONIANZA

Davanti ai carabinieri di Padova c'è una donna di 49 anni, è una parrocchiana di San Lazzaro, zona Est di Padova e vuole denunciare il parroco, don Andrea Contin, sacerdote amato e seguito. In otto pagine, lei rovescia il cielo. Nel suo racconto fiume la donna torna indietro fino al 2006, quando a San Lazzaro arriva don Andrea per sostituire l'ex parroco don Paolo Spoladore, il sacerdote-chitarrista spretato dal Vaticano per un figlio che il tribunale gli aveva riconosciuto a forza. Lei e don Contin, racconta, si incontrano per la prima volta durante un pranzo comunitario. Poi i contatti si intensificano. È don Andrea che la cerca, la chiama e la invita in canonica. È lì che un giorno la abbraccia e la bacia. Lei sconvolta scappa. Nei mesi successivi i messaggi riprendono. Nel 2010 la donna si separa dal marito. «Nel febbraio/marzo 2011 ci fu il primo rapporto sessuale in canonica che non fu dolce ma marcatamente aggressivo racconta -. Nonostante ciò mi sentivo sempre più innamorata e felice per le sue tante attenzioni». Don Contin non si ferma. Nel raccontare la doppia vita del sacerdote la parrocchiana è precisa: «Aveva sempre con sé una valigetta con vibratori, maschere, capi in pelle già visibilmente usati da altre donne. Aveva postato le mie foto nuda sul sito per coppie Sexycommunity e anche sul sito La moglie offerta. Mi chiamava schiava, mi comprò una ciotola per animali e un guinzaglio». Nella denuncia infatti la quarantanovenne ricorda di essere stata costretta a subire rapporti sessuali con uomini di colore o con i ragazzini che frequentavano il campo da calcio del patronato. Di essere invischiato in una vicenda torbida, don Andrea l'aveva capito fin dai giorni successivi alla denuncia. Per questo a metà dello scorso dicembre aveva bussato in Curia per smarcarsi da accuse che riteneva infondate. A smentirlo ci avrebbero pensato gli inquirenti che la mattina del 21 dicembre avevano suonato in canonica a San Lazzaro trovando una stanza piena di sex toys di ogni sorta, una videocamera, una decina tra dvd e chiavette con riprese hard catalogate con i nomi di papi e centinaia di sms in cui secondo la consulenza della procura - c'è un riferimento esplicito al fatto che negli incontri sessuali organizzati in canonica circolassero soldi. Messaggi in cui era lo stesso sacerdote a rivolgersi alla sua amante prediletta con frasi inequivocabili sulla possibilità di farsi pagare durante i rendez-vous erotici. Tutte prove a cui aggiungere, poco dopo, la confessione di don Contin: «Sì, ho fatto sesso con cinque parrocchiane, spesso in canonica. Alcune volte anche con uomini di colore».
Nicola Munaro
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Il Gazzettino