Dogman ora vede gli Oscar

Dogman ora vede gli Oscar
L'ANNUNCIOCome ampiamente prevedibile sarà Dogman di Matteo Garrone il nostro rappresentante alla possibilità di concorrere all'Oscar straniero 2019, sempre che il film arrivi...

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L'ANNUNCIO
Come ampiamente prevedibile sarà Dogman di Matteo Garrone il nostro rappresentante alla possibilità di concorrere all'Oscar straniero 2019, sempre che il film arrivi prima nel gruppo ristretto di 9 candidati e successivamente nella cinquina finale, epilogo tutt'altro che scontato e riuscito all'Italia soltanto una volta (La grande bellezza) negli ultimi 12 anni. La concorrenza diretta era con Lazzaro felice di Alice Rohrwacher, che portava in dote anche un endorsement di Martin Scorsese, che aveva sorretto anche l'ultima scelta italiana, quella dell'anno scorso, A ciambra di Jonas Carpignano, finito, come si ricorderà, subito fuori gara. Un duello che si è concluso per un soffio a favore del film di Garrone (5-4). Niente da fare invece per il film italiano del momento (Sulla mia pelle, sul caso Cucchi), come per tutti gli altri 18 concorrenti, in realtà fin troppi e diversi dei quali francamente improponibili.

IMPEGNO ITALIANO
Una scelta giusta? Non facile a dirsi. Rispetto alla Rohrwacher, che pure firma il suo film migliore, Garrone è un autore da tempo consolidato e apprezzato, anche se lontano da sempre da quella rappresentazione iconografica italiana che in America raccoglie ancora entusiasmo (in questo il solo Reality era adatto tra i suoi lavori). Al contrario il suo film racconta sì una storia forte, malata, su un rapporto controverso di sudditanza (un suo must) che negli States ha però corrispondenze formidabili, rischiando un paragone azzardato, ma Lazzaro felice è una specie di favola che parte dall'Italia contadina del dopoguerra e arriva a quella contemporanea, in un degradato ambiente metropolitano ai margini della ferrovia, tra echi di Rossellini, Olmi, Taviani e Pasolini, tutti riferimenti spendibili oltreoceano, magari pronti a rivedere quei segni di un Paese che credono immutabile dal secolo scorso; e non a caso rileggendo i nostri ultimi successi, da Tornatore a Sorrentino, è perfino lapalissiano sottolinearlo.
Dunque la scelta ci sta, è un atout difficilmente sindacale, anche se la concorrenza è già impressionante, a partire da quello straordinario Roma di Alfonso Cuarón, Leone d'oro a Venezia, con polemiche netflixiane, già iscritto per il Messico.
SCELTA IMPEGNATIVA
Per chi non lo avesse visto, Garrone con Dogman riprende ed elabora la storia vera del celebre delitto compiuto dal cosiddetto Canaro della Magliana, toelettatore per cani, che uccise e fece a pezzi un ex pugile dilettante, con il quale teneva un rapporto di sudditanza. Il film, presentato a Cannes, curiosamente in concorso assieme proprio a Lazzaro felice, ha trovato immediatamente l'applauso della Croisette, dove tra l'altro amano da sempre Garrone (due Gran Premi della Giuria, nella sua carriera), soprattutto nell'interpretazione sorprendente di Marcello Fonte, premiato come miglior attore; e successivamente è stato venduto in oltre 40 Paesi.
Ora, come sempre, scatta il lavoro più complicato, che è quello di promuovere il film in America, affinché raccolga consensi. Il 22 gennaio saranno rese note le griglie di partenza, il 24 febbraio verranno proclamati i vincitori. Sarà dura, ma Dogman ha tutto per meritare attenzione. E rispetto.

Adriano De Grandis
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Il Gazzettino