Dissesto della Fondazione Breda, Cibin sta male e il processo salta

Dissesto della Fondazione Breda, Cibin sta male e il processo salta
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IL CALVARIO
PADOVA Gli altri imputati sono stati tutti processati con alterne fortune. La Cassazione ha già messo la parola fine alla vicenda. Lui invece non varcherà mai la soglia di un'aula di tribunale. La posizione dell'ex direttore della Fondazione Breda Michelangelo Cibin, figura chiave nell'inchiesta sul gravissimo dissesto finanziario della Pia Opera, era stata stralciata fin dal processo di primo grado per le preoccupanti condizioni di salute del dirigente trevigiano, oggi 67enne. Cibin veniva regolarmente colto da malore ad ogni udienza. I suoi legali, gli avvocati Piero Longo e Paola Rubini, avevano ottenuto l'estromissione dal processo per «l'assoluta impossibilità a comparire al processo». Il procedimento era tornato a ruolo ieri mattina davanti ai giudici del collegio presieduto da Claudio Marassi. L'ex dirigente della Breda è accusato a vario titolo di corruzione, peculato, abuso d'ufficio, turbativa d'asta e falso materiale. I suoi legali hanno prodotto una corposa consulenza medico legale redatta da un pool di esperti. É emerso che le condizioni cliniche di Cibin si sono notevolmente aggravate. Il 67enne soffre di una grave patologia di natura neurologica e di una pericolosa insufficienza cardiaca con crisi epilettiche. I medici legali ipotizzano un'operazione al cuore nell'arco dei prossimi due o tre anni. In simili condizioni Michelangelo Cibin non è evidentemente in grado di partecipare al processo. Sia il Tribunale che la Fondazione Breda, costituita parte civile con l'avvocato Alberto Berardi, non hanno potuto fare altro che prenderne atto. Il procedimento è stato rinviato di un altro anno.

Si tornerà in aula il 3 aprile 2019 per una nuova verifica delle condizioni di salute dell'ex dirigente.

Destini contrapposti per gli altri sei imputati: definitivamente assolti l'ex consigliere di amministrazione Sergio Scalisi, l'imprenditore Federico Caporello e il geometra Stefano De Cia, condannati l'ex direttore dell'Ipab Liviano Cibin, figlio di Michelangelo, l'impresario edile Domenico Bruno Forte e l'immobiliarista Diego Sambugaro.
L.I.
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Il Gazzettino