DISPERATA

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Paolo Valesella, il 53enne operaio morto insieme ai suoi sfortunati compagni, abitava ad Adria in località Bindola. Celibe, lavorava alla Coimpo da circa otto anni. Lascia i fratelli Luigino, Bruno e Agostino, e l'anziana madre. Era stato assunto, raccontano i testimoni, con la qualifica di muratore, ma all'interno dell'azienda era considerato il classifico tuttofare. Valesella, infatti, prima di trovare occupazione a Ca' Emo lavorava in una piccola impresa edile a carattere familiare. Era considerato un uomo di fiducia alla Coimpo, al pari del suo amico Stefano Amà, anche lui dipendente, morto per un incidente sui campi nel giugno del 2011. Valesella era legato con Amà non solo da una grande amicizia, ma anche dalla comune passione per le moto e i motori in generale, al pari della proprietà Luise.

«Dove serviva, lui era pronto a dare una mano», i primi commenti raccolti ieri sera, anche se nessuno vuole sbilanciarsi più di tanto con il tipico pudore della gente di Ca' Emo, da sempre legata al mondo dei campi. »Era un ragazzo generoso, anche se si vedeva poco in giro, un grande appassionato di motori a quanto ne so - ricorda Marino Bullo, vicepresidente delle Vecchie glorie di calcio adriese - ci salutavamo cordialmente. Veniva spesso al bar Sottoscala. So che frequentava, però, alcuni locali nel Cavarzerano». «Era grande amico di Amà e un amante anche lui dei motori - ricorda Daniele Ceccarello, ex assessore del Comune di Adria e residente a Ca' Emo - lo vedevo spesso. Era senza dubbio un generoso e una brava persona. Conosceva vita, morte e miracoli dell'azienda, essendo lì da quasi 10 anni. Sono ancora sconvolto per quanto è successo. Valesella era considerato uno dei lavoratori più esperti della Coimpo». «Non lo conoscevo molto bene - precisa Massimo Parcelj di Ca' Emo - sapevo chi era e lo incrociavo in paese, ma nulla più. Mi è sempre dato l'impressione di essere una brava persona e sempre molto disponibile. So che era sempre pronto a dare una mano, quando serviva». «Ho dato io la triste notizia al fratello Luigino, a Gino, che lavora per la mia ditta - commenta Fabio Panetto, ex assessore del Comune di Adria - ho appreso la notizia dal telegiornale e mi si è gelato il sangue».
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Il Gazzettino