Una scuola per i genitori. «Ci lamentiamo del fatto che l'Italia sia il Paese più vecchio del mondo, ma non aiutiamo le persone a diventare mamme e papà», riflette Paola...
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Il ddl porta le firme di mezzo gruppo del Pd. «Il web è la premessa è il principale cambiamento sopraggiunto nelle relazioni genitoriali, ma non ha eliminato gli altri». Che sono sempre gli stessi: droghe, disagio, solitudine. «Dove sono le famiglie di questi ragazzi?», si chiedono i legislatori, «gli adulti sono assenti, distratti, smarriti». Di qui la conclusione: «Genitori non si nasce ma si diventa». Come? La proposta di legge prevede innanzitutto che il ministero della Salute dedichi almeno la metà delle ore dei corsi pre-parto agli aspetti psicopedagogici dell'essere genitore. Poi, chiamando in causa la Pubblica istruzione, di introdurre nell'ambito del sistema scolastico dell'obbligo (materne, elementari e medie), «lo svolgimento di attività formative rivolte ai genitori, aventi ad oggetto conoscenze psicopedagogiche pertinenti alle tematiche emergenziali e idonee ai differenti passaggi delle età dei bambini e degli adolescenti». Infine, coinvolgendo gli enti territoriali, introduce servizi di mediazione familiare per insegnare a gestire separazioni e crisi familiari.
«Una legge è sicuramente molto utile, è opportuno che si affronti questo tema: c'è un problema culturale di genitorialità, relativa alla maternità e alla gestione dei figli», spiega Alberto Villani, presidente della Società italiana di pediatria. «Spetta innanzitutto ai genitori recuperare la dimensione dell'ascolto, quello autentico, nei confronti dei figli, non tralasciare la responsabilità e il rispetto delle regole, aver cura del proprio universo emotivo, perché l'analfabetismo dei sentimenti è oggi forse la causa principale dell'incapacità di gestire il proprio vissuto e di scegliere quindi i comportamenti in modo responsabile», rileva la proposta di legge.
I problemi più frequenti riguardano la trasformazione da coppia a genitori: «Io la immagino come una matrioska, dove la bambola più grande è il padre. Se la madre è rasserenata e contenuta può a sua volta contenere le ansie del bambino», afferma Paola Marozzi Bonzi. «Bisogna aiutare i genitori a capire che altrettanto importante dello sviluppo fisico è quello del pensiero. Spesso i bambini piccoli sono considerati alla stregua di pacchetti, non gli si parla perché tanto non capiscono. Un errore: il linguaggio lo hanno dentro ed è la mamma che aiuta a farlo uscire».
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Il Gazzettino