Digitalizzazione, gli imprenditori bellunesi sono in ritardo

Digitalizzazione, gli imprenditori bellunesi sono in ritardo
IL CASOBELLUNO Per una volta, le pubbliche amministrazioni si dimostrano più al passo coi tempi di molte imprese private. Almeno per quanto riguarda pratiche e procedure...

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IL CASO
BELLUNO Per una volta, le pubbliche amministrazioni si dimostrano più al passo coi tempi di molte imprese private. Almeno per quanto riguarda pratiche e procedure telematiche. In provincia di Belluno, infatti, tutti e 67 i Comuni hanno aderito allo Sportello unico delle attività produttive on line curato dal sistema delle Camere di commercio, piattaforma per la gestione di numerosi adempimenti amministrativi dematerializzati. Un risultato significativo, se si considera che, ad esempio, nella vicina Marca Trevigiana solo 25 municipi su 94 sono collegati a questa rete. Di contro, non più di una ditta bellunese su cinque ha finora attivato il Cassetto digitale dell'imprenditore, spazio virtuale per ricevere e conservare vari generi di documenti e notifiche proprio dagli enti pubblici. A oggi, solo poco più del 21 per cento delle circa 102mila iscritte alla Camera di commercio di Treviso e Belluno (grossomodo 12mila all'ombra delle Dolomiti, il resto nel Trevigiano, ma le proporzioni sono simili tra i due territori) ha creato il proprio cassetto. Nella graduatoria nazionale, l'istituzione camerale è dodicesima per percentuale e settima in numeri assoluti. Dalla Cciaa nostrana, tuttavia, puntano ad incrementare decisamente la quota Non a caso, la Camera è pronta ad avviare un'opera di sensibilizzazione sull'utilizzo di questi sistemi digitali, sia verso le amministrazioni pubbliche, sia verso le realtà produttive private: «Con questi strumenti cerchiamo di rendere più semplice la vita degli imprenditori. Posso rivendicare con orgoglio che la Cciaa si conferma la punta di diamante nell'innovazione tra le Pubbliche amministrazioni», rimarca il presidente Mario Pozza. Tra i nuovi servizi avviati, anche l'aggiornamento mensile delle banche dati sulle imprese (saranno a disposizione dei Comuni proprio attraverso la piattaforma Suap). Anche a gennaio i numeri delle imprese nate e chiuse non evidenziano ancora l'onda d'urto del Covid. Il saldo, infatti, risulta sì negativo (meno 67 unità), ma comunque pressoché dimezzato rispetto al corrispettivo periodo 2020 (meno 119) e al 2019 (meno 135). Tra i settori più in sofferenza: meccanica, agricoltura ed edilizia. Dalla Camera di commercio, tuttavia, invitano a non cantare vittoria troppo presto. «Il mese di febbraio spiegano - potrebbe riservarci più amare sorprese. Resta poi l'incognita di quello che potrà succedere una volta che cesseranno, e se cesseranno repentinamente, le misure a sostegno delle imprese e del lavoro (ristori, cassa integrazione, divieto di licenziamento). Soprattutto se, nel frattempo, non riparte in modo robusto il ciclo economico, coadiuvato da un'accelerazione nella campagna vaccini».

Mattia Zanardo
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Il Gazzettino