«Il medico di turno mi aveva detto di praticare al detenuto una iniezione di Buscopan. In un primo momento sembrava che il farmaco avesse fatto effetto. Ma poi ritornarono i...
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Una iniezione di Buscopan, antidolorifico, ad un paziente che aveva in atto una peritonite stercoracea con perforazione del passaggio retto pelvico per abnorme stasi fecale. Questa è la diagnosi che è stata fatta all'ospedale dopo che il detenuto venne ricoverato in fin di vita e i chirurghi non riuscirono a salvarlo.
Per mesi gli uomini della Squadra di polizia giudiziaria hanno cercato l'infermiera che assistì Amoruso in carcere. Purtroppo la donna era scomparsa dopo la morte del detenuto. L'infermiera ha raccontato agli inquirenti che aveva contattato il medico di guardia perchè Amoruso accusava fortissimi dolori. E le venne ordinato di praticare al paziente una iniezione di Buscopan. La testimonianza dell'infermiera rischia di aggravare ulteriormente la posizione dei cinque medici che per quarantotto ore tennero nell'infermeria del carcere il detenuto prima di mandarlo in ospedale.
La prima iniezione di Buscopan non aveva prodotto gli effetti sperati. A distanza di alcune ore le condizioni del detenuto erano peggiorate. Il medico non aveva però disposto accertamenti. Il giorno dopo Amoruso soffriva di dolori atroci ma soltanto al terzo consulto era stato deciso il trasferimento in ospedale. Era stato trasferito in sala operatoria in stato di shock ipovolemico. L'intervento dei medici della Chirurgia I non era servito a nulla.
Era il 6 marzo quando Amoruso iniziò a sentirsi male. Lamentava forti dolori al ventre. Si sentiva l'addome bloccato e non riusciva ad andare in bagno. Aveva chiesto aiuto all'infermeria del carcere. Il medico di guardia non l'avrebbe visitato. Si sarebbe limitato a dire all'infermiera di fargli l'iniezione. È stata la stessa dipendente dell'Azienda ospedaliera, in quel periodo comandata di servizio in carcere, a rivelare la circostanza agli investigatori.
Il pregiudicato calabrese era arrivato al Due Palazzi dal carcere romano di Rebibbia nel 2006. Doveva scontare una lunga condanna per omicidio, rapina e spaccio di stupefacenti. Sarebbe tornato in libertà il 15 luglio 2023. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino