Diamanti, truffati mille trevigiani

Diamanti, truffati mille trevigiani
IL RAGGIROTREVISO I soldi in banca, in tempo di crisi, non sono sicuri. E così chi aveva qualche soldo messo da parte, sentiti gli analisti di mercato, ha pensato ad investimenti...

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IL RAGGIRO
TREVISO I soldi in banca, in tempo di crisi, non sono sicuri. E così chi aveva qualche soldo messo da parte, sentiti gli analisti di mercato, ha pensato ad investimenti alternativi ai classici Bot e mattone. E tanti italiani, si stima poco meno di un milione, hanno così investito in diamanti, consigliati dai broker del settore (ci sono due grandi società che si dividono il mercato italiano) e dalle banche. Il risultato? Un miliardo e mezzo di pietre vendute ai risparmiatori. Peccato, è emerso da un'indagine della Procura di Milano, che l'investimento non fosse altro che una mezza trappola.

NELLA MARCA
Tra chi ha creduto nei diamanti un migliaio di trevigiani vittime della truffa dei diamanti. A oggi solo una trentina hanno formalizzato la denuncia, assistiti dagli avvocati Laura Cagnin e Sergio Calvetti. A procedere, per competenza territoriale, è la Procura di Milano (ma presto potrebbe muoversi anche Roma). Secondo gli inquirenti, ricevute le vittime dei presunti raggirati, svariate banche su segnalazioni delle specializzate nella commercializzazione di diamanti (la Idb su Milano) avrebbero promosso - fornendo informazioni insufficienti ai clienti - l'acquisto di diamanti come investimento sicuro. Nei risultati preliminari dell'indagine della Procura di Milano avrebbero trovato conferma i guai segnalati dai clienti degli avvocati Cagnin e Calvetti (ai quali si è affidata anche Avid, l'associazione vittime investimenti in diamanti, che vuole promuovere una class action o azione collettiva contro banche e broker).
LA TECNICA
Nella sostanza i clienti avrebbero pagato i diamanti fino a 4 volte di più rispetto ai listini Rapaport (l'unità di misura del valore dei diamanti), causando ai risparmiatori un ingente danno patrimoniale. Secondo i pm milanesi i listini dei diamanti da investimento, venduti dai principali broker, sarebbero lievitati senza alcun rapporto con i prezzi di mercato. Pietre che i broker avevano presentato come bene rifugio (anche per sottrarli al Fisco) capace di mettere al riparo dall'inflazione e dalle oscillazioni dei mercati finanziari.
SALTA IL BANCO
A fine 2016 esplode il problema diamanti da investimento che finisce sui giornali. E scoppia il bubbone. Se ne occupano anche Consob, Bankitalia e Antitrust. E qualche mese dopo la Procura di Milano apre un'inchiesta per truffa e chiede e ottiene di perquisire alcune banche. Emergono subito una serie di aspetti poco chiari. Il suggerimento di investire in diamanti è avvenute nelle banche: «È investimento sicuro - la proposta degli istituti di credito -. Un bene rifugio che aumenterà di valore». Ingenerando così nell'acquirente la convinzione di investire con profitto. Comportamenti che, secondo il pm milanesi Fabio De Pasquale e Grazia Colacicco, che portano a ipotizzare l'accusa di truffa ai danni dei molti risparmiatori coinvolti nel caso.
L'INCHIESTA
Gli investigatori di Milano, dopo le iniziali perquisizioni, continuano a lavorare e non hanno ancora chiuso le indagini. Negli scorsi giorni i legali dei clienti trevigiani hanno chiesto informazioni sull'andamento dell'inchiesta, venendo a conoscenza che è imminente la decisione dei pubblici ministeri. Nel frattempo alcuni istituti di credito hanno contattato i clienti che hanno investito in diamanti, cercando un accordo. « A Treviso c'è si è accontentato di farsi riacquistare i diamanti e di riavere il capitale - spiega l'avvocato Cagnin -. Altri lo hanno respinto. Vogliono ottenere anche il mancato guadagno che, per chi ha comprato i diamanti 10 anni fa, spesso ammonta a cifre consistenti. Ora stiamo attendendo la chiusura delle indagini per poi costituirci parte civile e chiedere il risarcimento nel processo penale. Per ora a Milano e poi si vedrà a Roma (i clienti trevigiani non hanno ancora deciso e, in verità, ancora nulla si è mosso sul versante della Procura)».
AZIONE COLLETTIVA

Per ora - conclude l'avvocato Cagnin - abbiamo solo cause individuali, ma insieme ad Avid potremo anche avviare un'azione collettiva». Il problema? Il sospetto - è filtrato da ambienti vicini agli investigatori della Finanza - è che ci sia qualcuno che non ha nessuna voglia di denunciare e chiedere i danni. Il motivo? Avrebbe investito in diamanti sia per mettere al sicuro i propri risparmi, ma soprattutto per sottrarli all'occhio del Fisco. Adesso - aggiunge la Finanza - queste persone hanno tutto l'interesse a trovare un accordo con banche e broker, piuttosto che chiedere giustizia in Procura.
Roberto Ortolan
© riproduzione riservata
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Il Gazzettino