«Dialogare per scoprire un disagio nascosto»

«Dialogare per scoprire un disagio nascosto»
L'ESPERTAPADOVA «Scoprire che il proprio figlio ruba, per di più in casa, può essere un vero shock, che si tende a negare, demonizzare o minimizzare, senza riflettere su cosa...

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L'ESPERTA
PADOVA «Scoprire che il proprio figlio ruba, per di più in casa, può essere un vero shock, che si tende a negare, demonizzare o minimizzare, senza riflettere su cosa si nasconda dietro un tale comportamento». A parlare è la psicologa padovana Marianna Martini, che invita piuttosto al dialogo: «L'adolescenza è un periodo di grandi cambiamenti per i ragazzi non solo dal punto di vista fisico, ma anche psicologico, costellato spesso da un senso di paura di non essere all'altezza, di non essere come gli altri. Il gruppo dei pari assume, in questo momento di crescita, un'importanza particolare e, per poterne essere inclusi, spesso si è portati a fare di tutto».

Il denaro diventa, quindi, un modo per essere accettati socialmente, ostentando possibilità economiche che altri nel gruppo non hanno o dimostrando una ricchezza che non appartiene, sentirsi cresciuti, adulti, acquistando oggetti di valore, sperando così di conquistare la libertà. «Rubare e mentire diventano, dunque, modi per esprimere qualcosa che si muove dentro di loro: dire che ci si sente infelici, incompresi, che vorrebbero cambiare. Può essere un atto di sfida verso un sistema, familiare e scolastico, ritenuto troppo rigido e in cui l'adolescente fatica a trovare il suo posto. Cosa fare dunque? «La prima azione che si tende ad attuare - sottolinea la dottoressa Martini - è una punizione ritenuta adeguata, ma rischia di rimanere fine a se stessa. Il dialogo è il vero motore del cambiamento, perché solo attraverso di esso si possono indagare le cause che hanno portano ad un tale comportamento e lavorare insieme per evitare che si verifichi nuovamente, riflettendo con l'adolescente sulle conseguenze delle sue azioni, grazie ad un ascolto attivo e non giudicante. Lo scambio comunicativo aiuta a mettere le parole dove prima il ragazzo poneva gli oggetti rubati, riempiendo quei vuoti interiori».
F.Capp.
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Il Gazzettino