ROMA - «Finalmente il movimento che ho votato è riemerso dall'oscurità. Mai più tavoli, solo resistenza dura». Il messaggio arriva dalla Rete, e celebra il post in cui Beppe...
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Sui temi in questione, va detto, è davvero difficile che Renzi accetti un compromesso, a partire da quel Senato elettivo sul quale mai il premier-segretario ha cambiato opinione. Ma nell'elenco di Di Maio compare anche l'immunità parlamentare, sulla quale Renzi ha di fatto già aperto e la «riduzione dei deputati e dei loro stipendi», nodo che trova oppositori e sostenitori trasversali in Parlamento. Anche per questo, le parole di Di Maio indicano che, al di là degli attacchi di Grillo, la linea dialogante dei Cinque Stelle è meno evidente ma non certo sepolta. Il balletto tra un'opposizione dura e pura e una più politica, dopo i continui cambi di rotta sulla riforma delle legge elettorale (e con il post di domenica scorsa, finora conclusivo, che proponeva al Pd 6 punti per tornare), sembra insomma quasi a delineare due linee non più solo opposte ma parallele. Che continuano a seminare divergenze tra i pentastellati. Certo, nelle ultime 48 ore il "revival" del movimento delle origini è stato forte. Giovedì la marcia al Quirinale per protestare contro la "tagliola", ieri la richiesta, corroborata da una serie di accuse, di dimissioni del presidente Napolitano, più la sfida a Renzi a tornare alle urne. Parole forti e probabilmente condivise, nel merito, da gran parte del movimento vista l'omogenea opposizione eretta in queste ore sulle riforme, tema che sembra preponderante, tra i 5S, rispetto a quello della legge elettorale.
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Il Gazzettino