Delneri non ha dubbi: «Il rigore non c'era»

Delneri non ha dubbi: «Il rigore non c'era»
Stavolta il figlio di papà l'ha combinata grossa. Luca Pairetto della sezione di Nichelino ha dato una spinta poderosa alla Lazio e messo messo ko l'Udinese, che ha tenuto il...

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Stavolta il figlio di papà l'ha combinata grossa. Luca Pairetto della sezione di Nichelino ha dato una spinta poderosa alla Lazio e messo messo ko l'Udinese, che ha tenuto il campo in maniera lodevole, con giudizio e attenzione, concedendo poco, anzi nulla, ai biancocelesti. Ventisette anni fa, il 14 gennaio 1990, era stato il suo illustre papà, Pierluigi Pairetto, uno dei migliori fischietti italiani di allora, a far perdere la pazienza a Gianpaolo Pozzo per aver favorito la rimonta del Napoli che al minuto 88' si trovava sotto di due gol. Quella domenica, Pairetto senior assegnò ai partenopei un rigore inesistente e alla fine andò a segno anche Corradini, per il definitivo e beffardo 2-2. Tutto il pubblico inveì nei suoi confronti. Pozzo si beccò una lunga squalifica e una pesante multa. Stavolta ci si è messo lui, il figlio di papà: solo lui e l'addizionale hanno visto un fallo di mano di Ali Adnan meritevole del penalty.

Questa volta tirare in ballo l'arbitro per giustificare la sconfitta è più che legittimo, perché un simile abbaglio ha vanificato una settimana di lavoro curato nei dettagli e una prestazione (finalmente) convincente, anche se l'Udinese non ha fatto nulla di trascendentale. Ma sicuramente ha retto nel modo migliore il confronto con gli uomini di Simone Inzaghi. Ci sta anche il silenzio stampa imposto dalla società ai bianconeri (con la sola eccezione di Delneri), perché oltre alla beffa poteva scapparci pure il danno. L'Udinese non meritava un simile verdetto che grida allo scandalo. Nel dopo gara Delneri fatica a trattenersi. Deve ingoiare il boccone amarissimo. «Ognuno ha la sua coscienza, per capire se ha fatto bene o male - dice -. Non entro nemmeno in discussione sul rigore: non c'era proprio, ma l'arbitro ha visto diversamente. Spiace, ma preferisco non andare oltre con i giudizi e le considerazioni, non avrebbero effetto, né potrebbero cambiare il risultato. È giusto criticarci quando perdiamo giocando male, ma oggi la squadra ha affrontato l'avversario con intensità, grinta e atteggiamento giusto. Loro non hanno imbastito una sola occasione da gol. Mi consola il fatto che siamo sulla strada giusta. Resto convinto che l'immediato futuro sarà roseo, anche se cerchiamo di porre le basi per concretizzare l'anno venturo il progetto. In quest'ottica sono stati responsabilizzati alcuni giovani, come Fofana, Jankto, Samir, Perica».
Ma ha chiesto spiegazioni alla terna arbitrale? «Meglio di no - replica il tecnico -. Ultimamente si sono verificate situazioni a nostro sfavore, per esempio nella gara contro la Roma, oppure a Firenze, ma alcuni parlano solamente delle nostre sconfitte, del fatto che non si segna, che non diamo tutto. Io mi arrabbio quando ci accusano di non esprimere un impegno ottimale. Possiamo essere protagonisti di una gara meno intensa, ma in campo spendiamo sino all'ultima energia».
Tornando alla gara? «La Lazio ha segnato quando Matos era a terra dolorante - segnala -. Contro il Milan era successo il finimondo perché siamo andati in gol con De Sciglio out. Vediamo se domani i giornali si ricorderanno dell'episodio che ha deciso il match dell'Olimpico».

Kums? «Ha retto per 50'-55', poi l'ho sostituito - conclude -. Ma tutti i cambi sono stati obbligati anche quelli di Thereau e di Matos, stoppato da un malanno muscolare».
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Il Gazzettino