UDINE - «Le delibere bisogna saperle leggere. Anche se il terremoto non viene citato nel testo del '78, il tema era quello. L'intitolazione dello stadio è partita per ricordare...
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All'incontro di ieri, invece, erano presenti, fra gli altri, i consiglieri Paviotti e Gallo del Pd («Siamo qui per ascoltare») ma anche Pittoni della Lega (che ha ricordato di non aver «mai parlato di sacralità, ma c'è un sentire comune che va in direzione opposta» alla proposta di nuova denominazione dell'impianto), Tanzi di Fi, Gallanda e Parente del M5S. Il grillino (secondo cui «il 10 per cento non è una percentuale adeguata» da corrispondere al Comune per l'operazione sponsorizzazione dello stadio) ha proposto di «sederci e risolvere in maniera amichevole certi sospesi che si portano avanti fra Udinese e amministrazione». Il riferimento, ha poi spiegato il direttore amministrativo dell'Udinese Rigotto, era al contenzioso in piedi con il Palazzo, che verte su «800mila euro» («Siamo al Tar») sul «riconoscimento delle spese che abbiamo sostenuto per dei lavori fatti in passato. La convenzione ponte prevedeva un canone d'affitto compensabile con dei lavori. Noi abbiamo fatto lavori per 2 milioni, il Comune ce ne ha riconosciuti per 200mila, perché sostiene che alcune procedure non sono state seguite». «Io - ha risposto Rigotto a Parente - sono con lei. Risolviamo amichevolmente le cose». E, sullo stadio, nel rispondere a Gallanda, invece, il project manager ha ribadito la tesi dell'Udinese, secondo cui «la denominazione dello stadio è "Friuli", "stadio" è l'indicazione di un luogo fisico. Come nel caso di "piazza" e "Matteotti"». L'aggiunta del nome dello sponsor, con l'ipotizzato «Dacia Arena, o quello che sarà, lasciando la denominazione Friuli accanto», quindi, secondo lui non andrebbe contro i «vincoli» (come li ha chiamati Gallanda, che aspetta i pareri del segretario e dell'avvocato del Comune) contenuti nelle linee guida del 2011 e nell'atto di concessione del diritto di superficie del 2013. Per Rigotto come nel nuovo stadio il vecchio arco si è sposato con «tanta modernità», lo stesso potrebbe accadere con il nome. «Solo un paracarro non cambia idea»
Cdm
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Il Gazzettino