De Sacchis tra opere e misteri della sua vita

De Sacchis tra opere e misteri della sua vita
DOPO 36 ANNIMentre chiude domenica la mostra Il Rinascimento di Pordenone (l'allestimento multimediale in Galleria Bertoia è visitabile fino al 16 febbraio) andrà in scena oggi...

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DOPO 36 ANNI
Mentre chiude domenica la mostra Il Rinascimento di Pordenone (l'allestimento multimediale in Galleria Bertoia è visitabile fino al 16 febbraio) andrà in scena oggi alle 20.45 all'auditorium Concordia la rivisitazione dello spettacolo L'ultima notte, la vita del Pordenone che la Compagnia di Arti & Mestieri allestì in occasione della mostra dedicata a Giovanni Antonio de' Sacchis nel 1984.

Fu anzi proprio lo spettacolo che segnò la fondazione stessa della compagnia, la cui attività, sotto la guida di Bruna Braidotti perdura ancora. Impossibile riproporlo nella sua complessità, che intrecciava musica antica suonata dal vivo da 11 musicisti, recitazione e danza proposte da una decina di interpreti. Oggi saranno solo in 4 in scena: Maurizio Lucà e Bruna Braidotti, già interpreti della versione originale, e i polistrumentisti Didier Ortolan e Romano Todesco, che proporranno una rivisitazione della musica di scene, con strumenti moderni.
DAL 1984 A OGGI
A Lucà e Braidotti chiediamo quali sono le altre differenze rispetto allo spettacolo originale. «All'epoca i due sviluppi temporali Il Pordenone morente nel letto della locanda, dove era caduto malato che rivive la sua vita raccontandola alla locandiera, e la rappresentazione dei suoi ricordi avvenivano su due piani spaziali; ora giochiamo con la storia della messa in scena tra passato e presente con un'operazione metateatrale: rappresentiamo noi stessi che come attori rimettiamo in scena il vecchio spettacolo. Le parti di copione rimaste originali vengono recitate a leggio, per sottolineare lo scarto temporale. Nell'84 avevamo un Pordenone vecchio e morente (Maurizio Lucà) e uno giovane (Stefano Bertolo). Oggi abbiamo un solo attore per entrambi i piani temporali».
LA GENESI DEL TESTO
«Fu un lavoro corale e partecipato, che rifletteva anche un po' lo spirito culturale dell'epoca, quando Pordenone era in pieno fermento con voglia di creare, ricercare, innescare l'arte nel sociale. E c'era anche uno scambio e un'osmosi di persone ed esperienze. Noi interpreti ci facemmo carico della ricerca storico/filologica compiendo anche pellegrinaggi nei luoghi fuori regione dove esistono lasciti straordinari del Pordenone (Piacenza, Cremona e Cortemaggiore) relazionando a Luciano Brogi, che da Roma rielaborava il tutto in chiave poetica e ci rispediva pezzi di copione, non così semplici da decifrare, senza avere visione dell'insieme. Nel testo ci si chiede se la morte del Pordenone sia legata alla sua rivalità col Tiziano o all'ostilità col fratello, in tutto in chiave di Commedia dell'Arte, genere teatrale dell'epoca al quale siamo molto legati. Rispetto all'84 proietteremo dettagli dei suoi dipinti, per esaltare la potenza teatrale della sua pittura coinvolgendo il pubblico e facendolo sentire parte delle sue opere».

Clelia Delponte
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Il Gazzettino