Da febbraio 2016 attende l'intervento di cataratta

Da febbraio 2016 attende l'intervento di cataratta
PORDENONE - (A.B.) Una serie di segnalazioni all'Ufficio relazioni con...

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PORDENONE - (A.B.) Una serie di segnalazioni all'Ufficio relazioni con il pubblico del Santa Maria degli Angeli e al Tribunale del malato, tutte ancora senza risposta, per un intervento di cataratta prescritto nel febbraio dello scorso anno e non ancora eseguito. È quanto lamenta una pordenonese che nel febbraio 2016 si era rivolta, con visita privata, a un oculista dell'ospedale. «Mi era stata riscontrata una cataratta all'occhio sinistro. Il medico non mi aveva dato fretta, ma aveva precisato che poteva scendere. In quel periodo ho avuto problemi di salute e ho dovuto fare una scelta diversa». Posticipato l'intervento, «a luglio ho chiamato il medico per dare il via all'intervento. Mi è stato detto che le sale operatorie in agosto sono chiuse («Ma come, non lo sa?»). L'ho richiamato in ottobre e mi è stato risposto che avrei dovuto contattare il reparto di Oculistica, ma che mi avrebbe fatto sapere a dicembre. A febbraio 2017 ho richiamato l'oculista e mi è stato risposto che Ma lei non sa che ci vogliono 9 mesi di attesa?». A marzo richiamo e, finalmente, mi viene fissato l'appuntamento, il 4 aprile, per le analisi preliminari. Avevo chiesto cortesemente di potermi sottoporre all'intervento entro il 15 maggio (la figlia, ora al settimo mese di gravidanza, è l'unica familiare che la può accompagnare e assistere ndr), ma non ho ricevuto alcuna risposta». Non è finita: «Il 24 maggio ho chiamato l'Oculistica di Pordenone e mi fissano l'intervento per il 17 luglio, data presunta del parto di mia figlia. Ma cos'è, mi sono chiesta, una congiura? Sono stata costretta a rinunciare. Ora mi indicano la data di settembre. Sto valutando di rivolgermi a un'altra struttura, ma temo che gli esami fatti perdano la loro validità se passa troppo tempo». Che idea si è fatta? «Temo che, a un certo punto, il mio nome sia stato dimenticato, ma ora non lo si voglia ammettere. Intanto io vedo sempre meno, ma sono costretta a usare l'automobile per dare una mano a mia figlia e ai miei nipoti».

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Il Gazzettino