Cronenberg un Leone tutto d'oro

Cronenberg un Leone tutto d'oro
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IL PREMIO
Un grandissimo, una scelta bellissima. Alberto Barbera ha deciso: è David Cronenberg il Leone d'oro alla carriera della prossima Mostra (29 agosto 8 settembre). Ed è una decisione che difficilmente troverà qualcuno perplesso. Autore amato follemente da schiere di cinefili, il regista canadese (è di Toronto, anno 1943) ha tracciato mirabilmente, a partire dagli anni '70, un percorso artistico che portasse il corpo al centro del racconto, in una sorta di sovversiva rappresentazione tra idilliache metastasi e funeste contaminazioni elevando tale rappresentazione a rilevante metafora delle inquietudini umane e sociali, nel cambiamento radicale in atto tra nuove tecnologie e tiranniche dominazioni.

TANTI CAPOLAVORI
Film come Il demone sotto la pelle (1975), Rabid Sete di sangue (1977), Brood La covata malefica (1979), Scanners (1981), Videodrome (1983) rappresentano ancora oggi, a distanza di una quarantina d'anni, una identità precisa e straordinaria di raccordare mente e carne, pulsioni e sangue, incubi e possessioni in un contesto innovativo di estrema ruvidezza, dove la cognizione genetica porta alla consapevolezza di essere essa stessa matrice del guasto. In questa luce, Cronenberg affronta definitivamente con La mosca (1986) quella sontuosa iperbole della depravazione del corpo, con la mostruosa metamorfosi, in puro delirio kafkiano, di un uomo in un ibrido infettato dal dna di un insetto, trasformando l'esistenza di uno scienziato che indaga sul teletrasporto della materia in un dolente, melodrammatico calvario di disperata solitudine fino all'estrema conseguenza.
Sul corpo e i suoi misteri, sulla dualità di genere e sulla consacrazione del proprio sentire, viaggiano anche Inseparabili (1988), M. Butterfly (1993) e in una lettura mortalmente erotica Crash (1996), dove la sessualità si imparenta a una libido scellerata e la carne si mischia al metallo nella scontro fra natura e civiltà. Ma altamente morbose sono anche le dinamiche legate alla sensorialità fisica e virtuale in eXistenZ (1999) e le allucinazioni terrificanti di Il pasto nudo (1991), dove Cronenberg accetta (e vince) la (im)possibilità di portare sullo schermo il libro intraducibile di William S. Borroughs., nonché quelle altrettanto schizofreniche di un uomo tormentato dall'infanzia da ricordi e vendette in Spider (2002).
VIOLENZA E METAFISICA
Il Cronenberg successivo aggiorna le sue urgenze in altre ramificazioni, portando la sua attenzione più verso una violenza diretta e reale che non metafisica o surreale, a cominciare dal magnifico A history of violence (2005) e, attraverso La promessa dell'assassino (2007), A dangerous method (2011), Cosmopolis (2012), fino all'universo hollywoodiano di Maps to the stars (2014). Nel dare l'annuncio il direttore della Mostra di Venezia ha sottolineato come Cronenberg sia uno dei cineasti più audaci e stimolanti di sempre, un instancabile innovatore di forme e linguaggi, nel conflitto irrisolto tra spirito e carne. Dal canto suo il regista ha manifestato il suo entusiasmo affermando di aver sempre amato il Leone d'oro di Venezia, un leone che vola su ali d'oro: è l'essenza dell'arte, non è vero? L'essenza del cinema. Sarà davvero entusiasmante ricevere il Leone d'oro.

Adriano De Grandis
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Il Gazzettino