Cronaca di una morte ma il racconto è debole

Cronaca di una morte ma il racconto è debole
È una morte annunciata fin dalle prime battute anche se il film prende il via in una Torino in bianco e nero, un preambolo che autorizza in seguito varie tonalità di memoria e...

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È una morte annunciata fin dalle prime battute anche se il film prende il via in una Torino in bianco e nero, un preambolo che autorizza in seguito varie tonalità di memoria e di colori. Héctor Abad Gómez è un medico stimato, un uomo di sani principi morali, attento ai problemi sociali, un padre e marito affettuoso, nella Medellín degli anni Settanta e Ottanta attraversata dalla violenza degli squadroni della morte. Gli dà il volto il bravo Javier Cámara, attore feticcio di Almodovar, che aggiunge bontà alla bontà. Lo spagnolo Trueba (Two Much Uno di troppo del 1996) cerca di dare profondità ad un santino mostrando la passione del medico per Morte a Venezia di Visconti, film che egli guarda e riguarda, ma è solo un espediente appiccicato. Sarà che raramente la virtù al cinema paga (meglio la cattiveria) e sarà che il regista mescola avanti e indietro, tra finto super otto e desaturazioni di colore, per evitare iterazioni narrative, ma il risultato è comunque debole proprio per le scelte stilistiche. El olvido que seremos (titolo originale), ovvero l'oblio che saremo, annuncia involontariamente il futuro di questa onesta opera.

Giuseppe Ghigi
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Il Gazzettino