Cosa dire in questi giorni di concitata apprensione? Come commentare la ragnatela di dati, informazioni, avvertenze, raccomandazioni, proibizioni, consigli, opinioni,...
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Non è facile in simili occasioni di allarme collettivo convincersi che molto probabilmente tutto questo è inevitabile. Il mondo si è robotizzato, noi siamo rimasti esseri umani. È vero che i robot sono stati inventati da noi, così come è opera nostra la messa a punto della tecnica più avanzata, ma se l'essere umano, in un'epoca così complessa e gestita dalla tecnologia, rimane tale, il risultato è quello che in questi giorni tutti abbiamo sotto gli occhi. Per questo fare i giornali, o approntare programmi per la tv o la rete, in occasioni come queste è difficile: se si decide di combattere il panico, di non incoraggiarlo (purtroppo c'è chi lo fa), si corre il rischio di sottovalutare, minimizzare il fenomeno contagioso.
Ammettiamolo: finora i maggiori danni provocati al nostro Paese non sono dovuti al coronavirus, ma al panico, all'allarmismo diffuso, in alcuni casi parossistico. Cos'è questo coronavirus? Personalmente non ho capito fino in fondo se è una semplice influenza o qualcosa di molto più pericoloso. Personalmente non ho capito bene se gli stranieri fanno bene a venire in Italia o se devono starsene a casa loro. Personalmente non ho capito bene come comportarmi. Personalmente vedo il buio dove ci conduce la paura. C'è qualcosa che non conosciamo, in quel buio, per questo ci terrorizza. Tutti noi accettiamo che centinaia di esseri umani (non so bene, ma i miei amici medici mi dicono che sono tanti) muoiano ogni anno in questo periodo per influenza o raffreddori degenerati. Lo accettiamo perché ci siamo abituati, conosciamo quel nemico. Il coronavirus no, si nasconde nel buio della nostra umanissima ignoranza. Si nasconde in questo enorme buco nero dove i robot possono vivere, non gli esseri umani.
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Il Gazzettino