«Cortina da sola per le Olimpiadi? Meglio unirsi, avrà più visibilità»

«Cortina da sola per le Olimpiadi? Meglio unirsi, avrà più visibilità»
BBBBCORTINA -«Non mi dispiace l'idea di una condivisione di forze, di un progetto in comune, con una buona visibilità per Cortina, per le Olimpiadi 2026». Alessandro Benetton,...

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CORTINA -«Non mi dispiace l'idea di una condivisione di forze, di un progetto in comune, con una buona visibilità per Cortina, per le Olimpiadi 2026». Alessandro Benetton, presidente della Fondazione Cortina 2021, che sta organizzando i Campionati del mondo di sci alpino, riassume così la sua posizione sull'ipotesi di accorpare i progetti di Cortina e delle Dolomiti, delle città di Milano e di Torino, per creare una candidatura unica italiana, condivisa fra le diverse regioni dell'arco alpino, per presentarsi con più forza davanti al Comitato olimpico internazionale, nel prossimo ottobre, al congresso di Buenos Aires, per poi misurarsi con le altre candidate all'assegnazione dei Giochi olimpici e paralimpici invernali 2026. Benetton ha assicurato, in merito alla fusione dei tre progetti: «Sarà quello che succederà», pur ammettendo di non avere ancora elementi certi.

LA PLATEA
Lo ha detto a duecento persone, confluite nel cinema Eden, dove avrebbe dovuto interloquire con l'architetto del paesaggio Joao Nunes, incaricato dalla Fondazione Cortina 2021 di pensare gli interventi alle pendici della Tofana. Il tecnico portoghese ha rinviato la sua presenza a Cortina, per motivi di salute; arriverà domenica 5 agosto. Benetton ha parlato prevalentemente del lavoro che si sta facendo nella Valle d'Ampezzo per allestire piste da sci, impianti di risalita, strutture finalizzate ai Mondiali, ma anche alla successiva attività turistica, nella prospettiva di accogliere fra otto anni i Giochi olimpici.
I MONDIALI
«L'ambiente è uno dei tre titoli, dei tre temi fondamentali del nostro progetto sui Mondiali. Ambiente inteso non soltanto come territorio fisico, ma come comunità. Le nostre scelte di oggi ricadranno su chi verrà dopo di noi, anche ad organizzare altri eventi. Ci sono stati cinque tentativi per ottenere questi Mondiali: vuol dire che li volevamo proprio: ora cerchiamo di organizzarli al meglio. Sono una grande occasione per stimolare un'energia nuova, come è accaduto per Expo 2015 a Milano e per le Olimpiadi 2006 a Torino. Dopo il 2021 rimarrà un'eredità, fatta di piste, impianti, strutture, ma anche di cultura, di una squadra di persone. È importante avere le infrastrutture, ma ancor di più la cultura che faccia vivere quella nuova economia». «Abbiamo chiesto a un architetto del paesaggio come Nunes di far parte della nostra squadra perché Cortina dovrà continuare a vivere sulle scelte che noi avremo preso. Il traguardo di Rumerlo resterà per accogliere la vita di Cortina, non soltanto invernale, ma anche estiva, in una scelta pratica, oltre che di bellezza, che è etica per definizione».
LE TEMPISTICHE

Sui tempi di realizzazione delle opere, il presidente Benetton ha assicurato: «Siamo sul percorso giusto, anche grazie alla squadra che opera in loco. Un po' di tempo lo abbiamo perso, ma stiamo recuperando. Adesso è il momento in cui dobbiamo portare tutti a pensare a cosa possono fare per l'evento, per il loro paese». I cardini su cui ruota l'organizzazione sono tre: «Oltre all'ambiente ci sono le infrastrutture e i giovani riassume Benetton e con questi tre titoli, che ci siamo dati, la Fondazione ha tutto per affrontare il cambiamento. I Mondiali sono una grande occasione, un'energia nuova, come sono stati Expo 2015 per Milano e le Olimpiadi 2006 per Torino. I grandi eventi portano una semplificazione burocratica, che non è poi così forte come dovrebbe, ma sufficiente per sveltire le pratiche. Noi siamo degli acceleratori». Il presidente ha sottolineato il ruolo dell'amministratore Valerio Giacobbi, del direttore sportivo Alberto Ghezze, uomini di grandi esperienza. Ha infine commentato altri aspetti, anche sulle opere non strettamente strategiche per i Mondiali, per le gare, come la piscina di Guargné, il campo da curling, la palestra Revis: «È importante avere le infrastrutture, ma serve soprattutto la cultura che faccia vivere quell'economia. Ciò che facciamo oggi non deve finire con l'evento. La squadra che abbiamo formato resterà, come lascito culturale. Noi stessi faremo un buon lavoro, perché abbiamo l'eredità della cultura e della bellezza».
Marco Dibona
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Il Gazzettino