C'era una truffa nei corsi di formazione organizzati da Apindustria Padova. È quanto ha stabilito il giudice Nicoletta De Nardus condannando ad un anno e sei mesi di reclusione...
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Unico a cavarsela è stato l'ex presidente dell'associazione delle piccole e medie industrie di Padova Franco Bortolami, 70 anni, residente in città, assistito dall'avvocato Simona Buda. Il giudice ha pronunciato nei suoi confronti una sentenza di non doversi procedere per intervenuta prescrizione. Bortolami era rimasto in carica fino alla fine del 2004 e gli addebiti a suo carico non erano più perseguibili. Le motivazioni delle tre condanne sono state depositate contestualmente al dispositivo. Dalla Libera, Dassiè e Locati avranno quindici giorni di tempo per impugnare il verdetto in appello. Per l'accertamento della penale responsabilità degli imputati si era espresso anche il pm Benedetto Roberti che aveva sollecitato tre anni e sei mesi per Dalla Libera, tre anni a testa per Dassiè e Locati, un anno e sei mesi per Bortolami. Secondo l'accusa l'associazione aveva ottenuto dalla Regione, costituita parte civile, rimborsi per spese mai sostenute. Si trattava di corsi professionali, finanziati anche dal Fondo sociale europeo, dal 2001 al 2007, per un costo non giustificato pari a circa 52mila euro. Apindustria aveva fatto sistematicamente ricorso ad una società esterna, la Synthesis Srl, per l'organizzazione dei corsi, la scelta di locali e attrezzature. Grazie all'interposizione di un soggetto giuridico esterno ad Apindustria si sarebbe consumata la truffa: i docenti, che venivano retribuiti mediamente con 40-50 euro l'ora, sarebbero stati costretti a restituire con assegni a Synthesis e quindi ad Apindustria parte delle loro retribuzioni, ovvero il 40% delle somme complessive. Gli imputati avrebbero fatto quindi «apparire come interamente sostenuti costi afferenti al pagamento dei docenti incaricati dalle attività di formazione e relativi a retribuzioni solo parzialmente corrisposte». Secondo l'accusa il meccanismo fraudolento avrebbe tratto in inganno la Regione che non aveva a disposizione alcun strumento per verificare il corretto utilizzo dei fondi pubblici.
Luca Ingegneri
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Il Gazzettino