Coperti da primario e colleghi l'inchiesta punta al secondo livello

Coperti da primario e colleghi l'inchiesta punta al secondo livello
SARONNO (VA) - Per gli investigatori gli arresti di Leonardo Cazzaniga e Laura Taroni sono solo il primo, tragico capitolo nelle indagini. «Ci sarà un secondo livello...

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SARONNO (VA) - Per gli investigatori gli arresti di Leonardo Cazzaniga e Laura Taroni sono solo il primo, tragico capitolo nelle indagini. «Ci sarà un secondo livello dell'inchiesta e riguarderà i colletti bianchi e i vertici della struttura sanitaria», spiegano. Le richieste di custodia cautelare del gip di Busto Arsizio Maria Cristina Ria, infatti, sono tre: una per l'anestesista, un'altra per la sua amante-infermiera e una terza che avrebbe dovuto portare ai domiciliari Nicola Scoppetta, direttore del pronto soccorso. Il giudice Luca Labianca ha respinto la richiesta, la Procura però ha fatto ricorso in Corte d'Appello e la decisione arriverà nei prossimi giorni.

Scoppetta è il diretto superiore di Cazzaniga ed è indagato per omessa denuncia in tre dei quattro decessi attribuiti al medico e favoreggiamento personale, in quando componente della commissione interna che ha valutato (e ritenuto corretto) l'operato del dottore. Sul capo del pronto soccorso, secondo il pm, gravava un possibile inquinamento probatorio e il pericolo del condizionamento dei testimoni, il gip tuttavia non ha ritenuto necessaria una restrizione della libertà personale poiché avrebbe agito «a tutela dell'ospedale e non per difendere se stesso». Scoppetta, si legge negli atti, «era perfettamente in grado di valutare l'inadeguatezza e illiceità dei trattamenti farmacologici attuati da Cazzaniga nei confronti dei pazienti fragili». Ha scoperto delle indagini in corso quando al personale del pronto soccorso e ad altri medici dell'ospedale cominciavano ad arrivare gli inviti a comparire e le cartelle cliniche venivano sequestrate. Da questo momento, registrano gli inquirenti, Scoppetta ha agito al fine di «ostacolare le indagini e influenzare i propri sottoposti, in modo che rendessero dichiarazioni reticenti». Una è la dottoressa Simona Sangion, indagata per falso ideologico in merito al certificato di ricovero del marito della Taroni: minaccia di raccontare tutto ciò che avveniva in pronto soccorso se non le avesse rinnovato il contratto in scadenza. E si sfoga con la madre: «Io sono anche capace di chiamare i parenti dei pazienti che hanno ammazzato e dirglielo». Naturalmente la Sangion viene assunta e «in tal modo Scoppetta ha ottenuto che la dottoressa rinunciasse a rendere le dichiarazioni accusatorie». Il primario si comporta da pompiere dell'ospedale e cerca in tutti i modi di soffocare le fiamme dell'inchiesta. Dà indicazioni difensive alla Taroni e quando una dottoressa convocata in Procura lo chiama per chiedere «indicazioni», le consiglia di rispondere «con intelligenza». Che, scrive la pm, significa «non in maniera spontanea e secondo verità, ma secondo convenienza».
C.Gu.
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Il Gazzettino