Nessuna stangata è in agguato al ritorno dalle vacanze. Ma la ripresa non c'è, i dati dell'economia sono «altalenanti», incerti, tanto il premier Matteo Renzi frena...
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Nell'ultimo scorcio di luglio, però, lo scenario di fondo interno e internazionale è emerso con chiarezza. L'economia rallenta, va più piano del previsto, l'obiettivo di una crescita del Pil dell'0,8%, indicato ad aprile dal governo, non pare più alla portata, troppo ottimistico. Più probabile chiudere il 2014 con una crescita vicina allo zero. «Ci aspettavamo un dato sulla crescita più alto - ha detto ieri il premier - in linea con le previsioni dell'eurozona». Fortunamente, c'è il calo dello spread e la riduzione della spesa per interessi sul debito a dare ossigeno. Così, a fine anno, il deficit potrebbe chiudere al 3,1% del Pil, appena un decimo di punto oltre i parametri europei consentiti, nonostante l'impegno da 6,7 miliardi di euro per il bonus Irpef da 80 euro a oltre 11 milioni di lavoratori. Uno sforamento recuperabile. Per questo il premier garantisce che «gli italiani possono andare in vacanza tranquilli, nessuna stangata è in arrivo, le cose si rimettono in carreggiata».
Agosto sarà decisivo per sentire il polso dell'andamento dell'economia. «Bisognerà attendere mercoledì», spiega il ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, facendo riferimento ai primi calcoli dell'Istat sul Pil del primo trimestre di quest'anno. Poi a fine mese arriveranno i dati sulla fiducia di imprese e consumatori, sulla disoccupazione e sui conti del secondo trimestre.
A palazzo Chigi si studia come impostare la legge di stabilità (cioè la legge di bilancio), da presentare entro il 15 ottobre. Anche ieri Renzi e Padoan ne hanno discusso. Uno dei punti di domanda riguarda i 16 miliardi di risparmi della spending review «quelli indicati dal commissario Cottarelli, corrispondono ad un punto di Pil». Ma anche queste cifre potrebbero cambiare. Renzi ha accennato alle modifiche dei parametri per il Pil. Il nuovo quadro completo dell'Istat sarà pronto il 22 settembre.
Sul fronte delle spese, Padoan annuncia l'arrivo di interventi sulle «controllate» degli enti locali, dove c'è spazio per efficienza e valorizzazione, «anche ai fini della privatizzazione». I risultati avrebbero un impatto sul debito. I dati del fabbisogno, relativi ai primi sette mesi dell'anno, segnano un miglioramento di 8,7 miliardi. Le cifre dicono anche che l'appuntamento fiscale più importante dell'anno, quello dell'autotassazione delle grandi imposte, non è andato male. «In linea con le attese», commenta il Tesoro. Mentre i segnali provenienti dall'economia sono contrastanti. «Altalenanti - li definisce Renzi passandoli in rassegna - Molto buoni sullo spread, inferiori alle attese per la crescita. Si tornano a vedere più occupati, ma la percentuale dei nostri ragazzi che non trova lavoro che è troppo alto. Sale l'indice di fiducia e cresce il risparmio, arrivano grandi investitori internazionali». Allarga poi le braccia il premier: «Gli Usa hanno registrato la crescita del 4% nel secondo trimestre. Per noi che il Pil salga dello 0 o dello 0,6, dovremo fare di tutto per rimettere in moto l'economia italiana».
Forza Italia però attacca: «Renzi e Padoan riferiscano in Parlamento sul disastro dei conti pubblici - chiede il capogruppo Renato Brunetta - Hanno sempre negato la realtà dei numeri, ora ne vengono travolti. E se i 16 miliardi di tagli non si faranno, scatteranno quelli tagli lineari e l'aumento delle accise». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino