(M.Zi.) Cinque cerchi alla base del collo per ricordare un'esperienza unica. L'ultimo dei sei tatuaggi di Laura Teani, portiere della Lantech Plebiscito, due volte campione...
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Anche se non molto appariscenti, i tatuaggi accompagnano in maniera costante la vita di Laura, bergamasca di nascita ma padovana di adozione. «I tatuaggi mi sono sempre piaciuti - racconta - anche se i miei genitori non li vedevano di buon occhio. Secondo me hanno un forte significato, non sono solo un vezzo. Conta quello che vogliono dire, non solo la bellezza».
I tatuaggi raccontano la vita della venticinquenne. «Uno l'ho fatto con mio fratello, per sottolineare il legame che ci lega. La frase di Ligabue («Quando la ferita brucia la tua pelle si farà», ndr) l'ho tatuata dopo un anno che per me è stato molto difficile sotto molti punti di vista. L'anno successivo invece è arrivato il primo scudetto, con il terzo posto ai campionati mondiali grazie a un rigore parato da me: dovevo sottolineare un anno perfetto». Tra gli sportivi il tatuaggio è ormai quasi un'abitudine, anche nella pallanuoto femminile. «In realtà tra le mie compagne di squadra non sono molto diffusi - nota Teani - In nazionale però quasi tutti ne abbiamo almeno uno, magari piccolo».
Dei segni sulla pelle, indelebili e indimenticabili come gli eventi che ricordano. Ma rispetto a tanti colleghi sportivi per Laura Teani i tatuaggi restano relativamente poco visibili. «Penso che ognuno debba essere libero di fare le sue scelte. A me non piacciono i tatuaggi troppo grandi, anche se magari trovo bello il disegno non me li farei mai. Quello che penso in generale è che più che l'estetica conti il significato che si dà a un tatuaggio». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino