Consiglio di Stato: il referendum Venezia-Mestre si farà

Consiglio di Stato: il referendum Venezia-Mestre si farà
LA SENTENZAVENEZIA Il quinto referendum per la separazione di Venezia e Mestre si deve fare. Quando, non si sa, visto che la sentenza del Consiglio di Stato che annulla quella del...

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LA SENTENZA
VENEZIA Il quinto referendum per la separazione di Venezia e Mestre si deve fare. Quando, non si sa, visto che la sentenza del Consiglio di Stato che annulla quella del Tar del 14 agosto 2018, arriva nel momento in cui il Comune di Venezia e la Regione Veneto sono nel pieno della campagna elettorale per le amministrative e le regionali del prossimo anno. Come ha detto uno dei leader dei separatisti, l'avvocato Stefano Chiaromanni del Movimento per l'Autonomia di Mestre Piero Bergamo, che assieme a Marco Sitran di Mestre Venezia due grandi città aveva presentato il ricorso al Consiglio di Stato, si tratta di una «vittoria di Pirro. Faranno orecchie da mercanti. Ma noi non molleremo. Valutando i tempi è possibile approfittando di una delle prossime scadenze elettorali». Pure gli oppositori, gli unionisti di UnaeUnica, sono del parere che il referendum si dovrebbe svolgere prima della prossima tornata elettorale, e il presidente Paolo Cuman sottolinea che loro sono pronti: «Una e Unica si è costituita come Associazione dopo la sentenza del Tar proprio per essere preparata a rispondere a una eventuale riproposizione del Referendum, convinti che sia una scelta penalizzante per l'intero territorio».

La sentenza del Tar l'anno scorso era piovuta giusto alla vigilia dell'avvio della campagna elettorale per il referendum e aveva affossato il voto dei cittadini già indetto dalla Regione per il 30 settembre: per il Tribunale amministrativo, in caso di divisione, Venezia avrebbe troppi pochi abitanti per essere considerata Città metropolitana. Il Consiglio di Stato ha ribaltato completamente quella sentenza con la quale i giudici del Tar sarebbero andati oltre le argomentazioni strettamente giuridiche. La nuova sentenza stabilisce definitivamente che non sussistono illegittimità o inammissibilità del procedimento referendario, e che i cittadini devono poter votare come stabilisce la Costituzione. In particolare, dall'eventuale esito favorevole del referendum non discende automaticamente che il capoluogo della Città metropolitana divenga Mestre. Decidere quale sarà il capoluogo, nel caso di vittoria dei separatisti al referendum, sarà un altro paio di maniche: per il Consiglio di Stato sarà deciso da una separata e autonoma valutazione di opportunità nelle sedi competenti, e comunque la legge n. 56 del 2014 (il cosiddetto decreto Delrio) «nomina Venezià la città metropolitana, così intendendo quale sia il conseguente comune capoluogo». (e.t.)
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Il Gazzettino