ROMA - Serve «un patto di scopo per la crescita con l'obiettivo di uscire dalle criticità italiane e costruire una effettiva dimensione europea»; e subito «una misura forte,...
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Con il rappresentante del Governo che sale sul palco, secondo protocollo il Ministro dello Sviluppo economico, il feeling è forte: Carlo Calenda ha lavorato in Confindustria, è un manager, ed ha firmato il piano per Industria 4.0. «Puntavamo ad un progetto organico di politica industriale che avesse l'ambizione di rinnovare il nostro sistema produttivo.
Così è stato», gli dà atto Boccia. Industriali e ministro parlano la stessa lingua: «Concordo con Enzo Boccia sulle finalità di un Patto per la Fabbrica che avvicini la contrattazione all'impresa. E siamo pronti a fare la nostra parte valutando un'ulteriore detassazione sui premi e sul salario di produttività», assicura dal palco Calenda.
Il messaggio forte che Confindustria lancia alla politica è sul confronto in corso in vista del voto: in una Italia che oggi non può permettersi di «attendere inoperosa il passaggio di un lungo periodo elettorale» la «sfida del Paese» è «continuare lungo la strada delle riforme». «Per vincerla - avverte Boccia - servono governabilità e stabilità»: «Non abbiamo mai nascosto la nostra vocazione al maggioritario. Assecondare la tentazione proporzionalista, che oggi vediamo riemergere in molte proposte per la legge elettorale, potrebbe rivelarsi fatale per l'Italia. Comincerebbe una nuova stagione di immobilismo in un quadro neo corporativo e neo consociativo».
Salari e produttività è ancora il terreno su cui Confindustria invita i sindacati al confronto, con Boccia che rilancia il suo appello per un Patto della Fabbrica: «Noi vogliamo aumentare le retribuzioni con l'aumento della produttività. E questo è possibile solo con una moderna concezione delle relazioni industriali»; «la strada maestra è quella dei premi di produttività, da detassare in modo strutturale»; «L'innalzamento della produttività deve essere il nostro faro». Mentre serve una «operazione verità» sui conti pubblici: basta con le «ricette fantasiose e di facile consenso», ci vuole «realismo su deficit, debito e crescita», bisogna farsi «guidare da competenza e serietà». Non c'è spazio, ammonisce il leader degli industriali, per «chi si inventa leader senza nemmeno avere il senso della storia», per chi propaganda «avventure pericolose che ci porterebbero dritti fuori dall'Europa e dentro fallimenti pubblici e privati».
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Il Gazzettino