ROMA - È stato Michele Misseri, accusatore prima di sua figlia poi di se stesso, o sono state Sabrina e Cosima ad uccidere Sarah Scazzi quel pomeriggio di agosto del 2010?...
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«Sabrina - è la ricostruzione del movente secondo il magistrato - era in uno stato di agitazione e nervosa frustrazione, accusava Sarah di aver contribuito alla fine della storia con Ivano Russo, di aver rivelato dettagli della sua condotta sessuale gettando discredito su di lei e sulla sua famiglia. La madre solidarizza, con un atteggiamento da madre del Sud'. Ne nasce una discussione in cui Sarah risponde da 15enne, scappa via, ma riescono a raggiungerla per darle la lezione che merita, una lezione assassina. Poi danno ordine a Michele Misseri di disfarsi del corpo». Sabrina, afferma il pg, ha «il necessario cinismo». Quanto a Cosima, è mossa da una «partecipazione emotiva credibile alla vita della figlia».
Secondo la difesa delle due donne, rappresentata da Coppi e da Roberto Borgogno, si tratta di un «errore giudiziario». Ma, è la tesi difensiva, è stato zio Michele ad uccidere Sarah e il movente è quello sessuale. «Era un uomo molesto», ha detto Coppi, in garage quel pomeriggio del 26 agosto provò a toccare la nipote, «Sarah percepisce l'atto come molestia e minaccia di rivelarlo a Sabrina. Ecco perché la prende per il collo e la strangola». L'udienza, partita ieri con la lunga relazione del giudice relatore Antonio Cairo, si protrae per ore. Slittano al pomeriggio la requisitoria del pg e le arringhe di parte civile e dei difensori degli imputati. Sei: oltre a Sabrina e Cosima, Michele e Carmine Misseri, condannati in appello per la soppressione del cadavere. E Vito Russo e Giuseppe Nigro, accusati di favoreggiamento. Per tutti la richiesta dell'accusa è di confermare le condanne.
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Il Gazzettino